Non dovete immagire la città come la vedete oggi: il fuoco
ebbe origine in un edificio in legno adibito a stalla e granaio, di proprietà
di Patrick e Catherine O’Leary, vicino alla DeKoven Street 137, allora una
stretta via sterrata. Secondo la tradizione, a causare l’incendio fu una mucca
che, calciando una lanterna, l’avrebbe fatta cadere sul fieno del pavimento,
dando origine al disastro ma il giornalista che creò questa versione, ammise
nel 1893 di aver inventato tutto per rendere la storia più colorita.
Il diffondersi del fuoco fu permesso dal massiccio uso del
legno nella costruzione degli edifici, dal forte vento che soffiava verso nord-ovest,
e la siccità che perdurava da settimane. Presi dal panico, i cittadini
cominciarono a scappare e il sindaco, per calmare il clima che si era formato,
mise la città sotto legge marziale. Inoltre, in molti fuggirono sulla sponda
opposta del Chicago River, sperando di essere finalmente al sicuro, ma
l’incendio “scavalcò” il fiume piombando sull’altra riva. Il fuoco alla fine si
estinse, aiutato dai venti in diminuzione e dalla pioggia. Più di 120 km di
strade vennero distrutte, 17 500 edifici, circa un terzo dell’intera città. Di
300 000 abitanti, 90 000 restarono senza abitazione.
Seguì un'imponente ricostruzione. A causa dell’alto costo dei terreni, i costruttori si spinsero
sempre più in alto con i nuovi edifici e si iniziò a sostituire la struttura
portante in muratura con un nuova materiale appena inventato: l’acciaio. Negli
stessi anni E. G. Otis aveva costruito il primo ascensore. Il grande incendio, l’acciaio, l’ascensore e
un gruppo di brillanti architetti, passati alla storia come Scuola di Chicago,
furono le condizioni per entrare nell’era dei grattacieli.
Per un po’ di tempo l’aspetto esterno dei grattacieli restò
quello degli edifici precedenti: in muratura decorati, la struttura in acciaio
era nascosta, ma in pochi anni il vetro e la parete “leggera” presero il
sopravvento.