Non è chiaro chi sia stato l’inventore: l’ipotesi più
accreditata è che il merito vada attribuito a uno scozzese, J.S.Barron, titolare
di una tipografia, stufo di fare la coda in banca per rifornirsi di contante.
Però ci sono anche altri che rivendicano la paternità dell’invenzione. A dirla
tutta ci fu anche un precursore in America nel remoto 1939: troppo in anticipo sui
tempi, quel nonno del Bancomat fu chiuso e dimenticato nel giro di sei mesi. In
ogni caso neanche la seconda nascita del 1967 è stata coronata da un successo immediato.
È solo nel 1973 che i Bancomat si sono diffusi davvero, in
grande numero, nella Gran Bretagna, mentre per vedere il primo in Italia si è
dovuto attendere 1983. All’inizio la carta era sfruttabile solo a livello
nazionale, e nel 1987 è stata attivata sulla rete internazionale.
All’inizio il Bancomat non somigliava granché a quello di
oggi: per ragioni di sicurezza, la tessera si distruggeva dopo ogni prelievo
(non molto comodo). Poi col tempo è arrivato il pin, il codice per bloccare la
carta, e sono stati sviluppati tutti i sistemi per scoraggiare furti e truffe.
Comunque gli italiani sono affezionati al denaro contante:
fra i Paesi più avanzati, il nostro è quello in cui i soldi in biglietti e in
monete restano più diffusi.
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