Le sabbie bituminose sono una combinazione di argilla, sabbia, bitume e acqua dal valore economico inestimabile: da questo agglomerato è infatti possibile ricavare, con complessi processi industriali, petrolio greggio. Peccato che il processo estrattivo sia tra i più inquinanti e meno efficienti al mondo: ogni barile di oro nero estratto dalla sabbia richiede dai 3 ai 5 barili di acqua, comporta consumi energetici ed emissioni tre volte maggiori rispetto ai metodi estrattivi tradizionali e lascia come sottoprodotti sostanze altamente inquinanti come biossido di zolfo, acido solfidrico, ossido di azoto e metalli tossici.
Secondo Greenpeace lo sfruttamento di questi giacimenti in Canada è il più grande progetto industriale al mondo, con un’estensione pari a quella dell’Inghilterra. Si stima che i giacimenti di sabbie bituminose equivalgano ai 2/3 delle riserve mondiali di petrolio.Uno studio pubblicato pochi mesi fa dall’Università dell’Alberta imputa allo sfruttamento delle sabbie bituminose il ritrovamento di migliaia di pesci morti (di cui molti affetti da gravi deformità) nelle acque del fiume Athabasca.
Nella foto: un impianto canadese che tratta sabbie bituminose scarica in un bacino idrico le sostanze tossiche di scarto.
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