Fino a un anno d'età, per rincorrere gli altri bambini Haflidi strisciava carponi come Pisellino di Braccio di Ferro. Lui rideva, mentre la sua giovane mamma di nascosto piangeva, perché il bambino era nato senza gambe e lei sapeva che non avrebbe mai potuto correre felice come gli altri per i prati verdi della loro Islanda.
Poi un giorno, i genitori di Haflidi - che oggi ha sei anni - vedono alla tv la storia di Oscar Pistorius, il grande atleta sudafricano, al quale furono amputate le gambe da bambino. Era come se, dal video, Oscar si rivolgesse esclusivamente a quel papa e a quella mamma disperati, quando ripeteva: «Grazie a queste due protesi, ho praticato tutti gli sport e corro talmente veloce che sono diventato un campione paralimpico dei 100 dei 200 e i 400 piani». La mamma di Haflidi quel giorno pianse sì, ma di gioia, prese in braccio il suo piccolo e gli promise: «Presto anche tu correrai come Pistorius».
Promessa mantenuta. Con quelle protesi, simili a quelle di Oscar, ora Haflidi non smette di correre. Si ferma solo quando alla tv trasmettono le gare di Pistorius, il quale bacchetta tutti quelli che non hanno vissuto l'esperienza del papa e della mamma di Haflidi: «Spesso,quando ho i pantaloncini corti, i bambini mi fissano. I genitori li sgridano di nascosto, invece di spiegare loro la mia condizione». La condizione di chi oggi, grazie alla tecnologia, anche senza gambe non si deve accontentare di sognare di correre.
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