lunedì 27 dicembre 2010

Calano i consumi energetici

risparmio-energetico.jpgIl Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato il Bilancio Energetico Nazionale relativo all’anno 2009. E' importante osservare il segno più della quota relativa alle energie rinnovabili: si è registrato infatti un aumento del 15% (sulla parte rinnovabile ovviamente, non naturalmente sul totale) rispetto all’anno precedente.

In generale, il Bilancio energetico rileva un calo dei consumi energetici nazionali, probabilmente imputabile alla crisi economica che ha colpito soprattutto il settore industriale. Lo scorso anno, rispetto al 2008, è stato infatti utilizzato il 5% di energia in meno rispetto al 2008.

Un dato che incuriosisce è infine quello della voce importazioni di elettricità: sembrerebbe infatti che, nonostante il calo dei consumi in generale, sia aumentata del 12% la quota di elettricità comprata dall’estero.

Un dato quest’ultimo su cui riflettere: troppo caro produrre energia qui da noi o minor capacità per soddisfare la domanda durante i picchi energetici?

Fra le note positive è importante sottolineare come ci sia stato un aumento del numero degli impianti rinnovabili presenti nella penisola.

giovedì 23 dicembre 2010

Quale scuola vogliamo?

scuola_scioperi_marzo.jpgIn questi giorni avrete sentito dai TG della grande protesta degli studenti (e professori) contro la riforma dell'università che è in approvazione in parlamento), la cosiddetta Riforma Gelmini. Noi non vogliamo cercare di capire se la riforma è buona, quanto è buona, perchè siamo ragazzi di 12-13 anni.

Un centinaio di studenti di un famoso liceo di Catania (prima firmataria Chiara Aiello) hanno sottoscritto una bella lettera aperta ai 35 professori che con un documento chiedevano agli alunni di partecipare alla protesta con lo 'sciopero delle gite'.

Ecco la bella lettera, è per ragazzi più grandi di voi, ma penso che possiate cominciare ad apprezzarla.

Cari professori, mi rattrista che vi rivolgiate a noi studenti con una lettera aperta, solo per comunicarci il malcontento per i tagli del governo, il precariato, ecc. Non che non siano motivi validi per cui ci si debba lamentare. A essere sincera, mi aspettavo che in un momento così difficile e confuso ci interpellaste innanzitutto per comunicarci il motivo per cui vale la pena venire a scuola e insegnare. Noi ragazzi soffriamo, di rimando, di tutte le insicurezze di cui soffrite voi adulti. E quindi, forse sbagliando, vorremmo che la scuola fosse un luogo di formazione della nostra persona. Così da sentire la scuola, non solo come un dovere per 'assicurarci un fu­turo', bensì come un luogo in cui coltivare le nostre domande.

Non vogliamo essere considerati contenitori da riempire di nozioni. Vorremmo capire cos’è lo studio, a cosa serva, cosa c’entri con noi e soprattutto quanta importanza gli si debba attribuire. Se fossimo capaci di rispondere autonomamente a questi quesiti non verremmo neanche a scuola. Ma per ottenere tutto ciò, abbiamo bisogno di professori che ci prendano sul serio e che si discostino dalla frenetica applicazione scialba dei programmi, e che quindi non si limitino a mettere voti in registri anonimi, ma che si propongano come vere guide.

Certe volte ci sentiamo come in televisione, in cui l’unico criterio per valutare le trasmissioni è l’audience; e come sapete benissimo il 'Grande Fratello' ha un’audience altissima. Anche le gite, in qualsiasi modo vengano fatte, hanno un’audience altissima. Sembrerebbe che la gita sia diventata 'il momento fondamentale' della scuola, quello che fa più audience, e sapete bene che colpendo questo, disturbate un mondo che calpesta i vostri e i nostri diritti, e quindi otterreste il nostro consenso per la lotta. Ma dobbiamo credere che voi ci pensiate come dei bambocci, a cui si dà il contentino della gita per farci tirare avanti un anno e ottenere 'buoni risultati'? Se fosse così, verrebbe da dire che la scuola non interessa e non attrae per quello che è, cioè per il gusto d'imparare e di confrontarsi. Anche se riuscissimo ad ottenere tutti i fondi di cui abbiamo bisogno, basterebbero per farci appassionare alla scuola?


Chiara Aiello 1^C, Liceo classico Nicola Spedalieri, Catania se­guono 110 firme di studenti

venerdì 17 dicembre 2010

La formica

formica.jpe.jpgUna formica deve percorrere 500 m.

Si sa che riesce a percorrerne 100 all'ora.

Parte alle 7 del mattino e dopo ogni ora di cammino si ferma per riposare una mezz'ora.

A che ora la formica arriverà a destinazione?

Plastica di mais?

una borsa e per sempre.jpgI nuovi sacchetti saranno in bioplastica, un tipo di plastica biodegradabile derivante da materie prime vegetali che per decomporsi impiega solo qualche mese contro i mille anni necessari alla plastica derivata dal petrolio. Le bioplastiche sono composte principalmente da farina o amido di mais, grano o altri cereali. Oltre a essere rigorosamente biodegradabili hanno il pregio di non rendere sterile il terreno sul quale vengono depositate.

Tuttavia questa non è la soluzione migliore. Tutto ciò che nella nostra socità è usa e getta deve tendenzialmente scomparire.

Perchè coltivare mais (mezzo chilo per 100 sacchetti) per produrre un sacchetto che ha poche ore di vita?
Usiamo borse di cotone che possiamo riutilizzare ad ogni spesa: questa è la scelta migliore.

mercoledì 15 dicembre 2010

Nuovo anno, nuovi sacchetti

no_buste_plastica1243071125.jpgSono almeno trecento all’anno i sacchetti di plastica che ogni italiano compera, usa brevemente e mette in pattumiera (spesso come contenitore per gli altri rifiuti). Tra le mani dei consumatori hanno vita breve – giusto il tempo di arrivare dal supermercato a casa – ma nell’ambiente i sacchetti sopravvivono per secoli, infestando spiagge e mari, boschi e fiumi.

Dal primo gennaio nessuno potrà produrne di nuovi mentre – ancora per un po’ – circoleranno i sacchetti che ingombrano i magazzini di negozi e supermarket. Ma quando le scorte saranno esaurite alle casse dei rivenditori si troveranno solo sacchetti biodegradabili, cioè che si decompongono in tempi (relativamente) brevi. I produttori si lamentano e l’Unionplast, la federazione che raggruppa le aziende produttrici, protesta: non è vero che il sacchetto è un problema per l’ambiente. È riutilizzabile e quando viene separato dal resto della pattumiera è anche riciclabile.

sabato 11 dicembre 2010

La vespa con il pannello solare

Vespa-a19125831.jpgLa vespa orientalis custodisce un curioso segreto energetico nella striscia gialla del proprio addome: l’insetto si porterebbe appresso in questa zona una sorta di pannello solare che incamerando la luce produce l’energia che l’aiuta a volare. A scoprire il marchingegno naturale della vespa è stato un gruppo di ricercatori israeliani.

Avendo osservato una maggiore attività dell’insetto durante le ore centrali della giornata – quelle più luminose – gli studiosi lo hanno messo al microscopio e sono risaliti alla struttura dell’addome, costituito di infinite piccole celle capaci di captare la luce e convertirla in elettricità. Proprio come i pannelli solari.

giovedì 9 dicembre 2010

La classifica del tonno

tonno.jpgTi piace il tonno in scatole?

Attenzione la pesca del tonno sta distruggendo l'ecosistema marino, pescando troppi esamplari, e soprattutto esamplari troppo giovani.

Cosa possiamo fare?

Mangiare meno tonno in scatola ma soprattutto acquistare i marchi che si impegnano maggiormente nella tutela dell'ecosistema.

mercoledì 8 dicembre 2010

Togliere la chiavetta USB senza disattivarla può romperla?

USB.jpgIl procedimento di rimozione di una qualunque periferica Usb permette al sistema operativo di completare tutte le operazioni pendenti e togliere l'alimentazione al dispositivo; condizioni di sicurezza assolute per evitare qualunque problema. In realtà le possibilità di rottura di un dispositivo Usb rimosso direttamente sono infinitesime, e le conseguenze dell'azione diverse in base al tipo di periferica.

Togliere un mouse o una tastiera non comporta alcun rischio, mentre la rimozione di un dispositivo di archiviazione (peer esempio la pen drive, comunemente chiamata "chiavetta" USB) può comportare, se il sistema sta scrivendo dati in quel preciso istante, la perdita dei documenti presenti su di esso. Un chiavetta Usb rimossa brutalmente dal sistema non si rompe dunque in senso stretto, ma è possibile perdere i dati in essa contenuti'


Quindi è meglio seguire la procedura di rimozione, o lasciare passare qualche secondo dala salvataggio in modo da essere sicuri che il PC abbia terminato l'operazione.

Nell'immagine potete vedere come fatto l'interno di uno di questi dispositivi: se pensate che questi minuscoli quadretti neri possono contenere un intero film, o anche più di uno, vi rendete conto dei progressi tecnologici dell'informatica.

domenica 5 dicembre 2010

Il caffè

CaffePosters.jpgII caffè fu introdotto in Europa dai viaggiatori veneziani e olandesi, che a partire dal 1615, di ritorno dall'Oriente, portavano con sé i chicchi. Ma fu con la battaglia di Vienna del 1683, che in Europa si diffuse una bevanda.

Il merito è comunemente attribuito al viaggiatore polacco Georg Kolschitzky, che nel 1683 si trovava a Vienna quando i Turchi posero sotto assedio la città. La conoscenza della lingua e delle usanze turche acquisita da giovane, unita a una buona dose di coraggio, gli permise di prestare servizio come informatore.

Fu così che il 14 agosto, quando l'assedio era iniziato già da un mese, Kolschitzky insieme a un aiutante uscì dalla città per raccogliere informazioni preziose sulle truppe nemiche e per portare una lettera al duca Carlo di Lorena. In occasione della sua uscita vide, tra le altre cose, 500 libbre di bacche verdi di caffè, di cui aveva imparato a preparare la bevanda durante i suoi viaggi. Secondo la tradizione, liberata la città dal re di Polonia Giovanni III con la battaglia dell'II settembre, Kolschitzky chiese che gli venisse offerta una ricompensa: pensava di poter avere come bottino le bacche che i Turchi, nella fuga, avevano lasciato nell'accampamento. Dopo alcuni anni e molti ricorsi fu accontentato e aprì il primo caffè a Vienna. All'inizio trovò un mercato limitato, così decise di aggiungere latte e zucchero per addolcire il gusto. Fu la svolta. Il caffè ebbe un enorme successo in tutta Vienna, diventando presto una delle bevande più diffuse al mondo.

Secondo alcuni studiosi, però, già prima della battaglia nella capitale austriaca erano stati aperti alcuni caffè, e sarebbe stato l'armeno Joannes Diodato il primo ad aprirne uno. Diodato, figlio di un turco convertito al cristianesimo, aveva ottenuto una licenza, ma le sue strette relazioni con i Turchi divennero sospette dopo l'inizio dell'assedio. Fu costretto a fuggire a Venezia, lasciando alla moglie la gestione del locale. Quando tornò, nel 1701, il caffè, che prende il nome dalla parola turca qahwe, a sua volta derivata dall'arabo qabwa, "bevanda eccitante", era diventato di uso comune. Tutti lo bevevano nelle numerose sale da caffè che intanto erano sorte: erano gli albori di un successo mondiale.