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In molti forse si aspettano che nel 2009 l’Europa e la Russia riusciranno a migliorare le proprie linee di rifornimento in ambito energetico. Eppure in concreto si è realizzato ancora ben poco.
Tra i progetti allo studio c’è il gasdotto russo-tedesco Nord Stream, al di sotto del Mar Baltico, da San Pietroburgo alla costa nord-orientale della Germania. La Russia vedrebbe realizzare il suo sogno di fornire di gas l’Unione Europea senza passare in Ucraina . Secondo i piani, il gasdotto avrebbe dovuto essere completato nei prossimi mesi per poi fornire gas entro il 2010. Ma ad oggi la sua costruzione non è neppure iniziata. Accanto a questo si colloca un altro progetto russo, in collaborazione con la compagnia italiana ENI, per la costruzione di South Stream, un gasdotto che dovrebbe passare sotto il Mar Nero collegando la Russia alla Bulgaria. Anche l’Unione europea ha il suo progetto per un gasdotto: il Nabucco. Annunciato sei anni fa come una soluzione che avrebbe permesso di ridurre la dipendenza dell’Europa dal gas russo con gas proveniente da Azerbaijan e dall’Iran. La sua costruzione avrebbe dovuto concludersi, in base alle previsioni, entro il 2009. Ancora però non è stato collocato alcun condotto. Nel frattempo, la dipendenza dalle importazioni russe, che già forniscono il 42% della richiesta energetica europea, sembra destinata a crescere.
Sia la Russia che l'Ue hanno ideato progetti tanto ambiziosi spinte dalla convinzione di un vantaggio reciproco: gli europei hanno bisogno del gas dei russi, che a loro volta non possono fare a meno dei ricchi mercati dell’Europa. Le risorse energetiche del Mare del Nord, che rappresentano la maggiore fonte di gas europeo, stanno diminuendo rapidamente. E nonostante le continue esortazioni da parte dell’Ue per una diversificazione che assicuri una maggiore sicurezza energetica, gli europei continuano a guardare soprattutto alla Russia come risorsa principale per il proprio fabbisogno. Le previsioni indicano un ulteriore aumento di 200 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2030 nel consumo di gas all’interno del blocco dei 27, rispetto agli attuali livelli di circa 300 miliardi di metri cubi. Ma molte incognite gravano sulla Russia. Il timore è che Mosca non sia in grado di soddisfare una richiesta di tale portata. I campi russi nella Siberia occidentale sono quasi esauriti e i lavori per i nuovi gasdotti non sono nemmeno cominciati.
Senza dubbio la crisi economica in atto, con la sua estensione globale, rappresenta una delle cause che hanno contribuito a ritardare i tempi previsti. Il prezzo del petrolio, cui è strettamente collegato quello del gas, è crollato da un picco di 140 dollari al barile nell’estate scorsa a circa 40 dollari al barile nell’ultimo mese. Questo ha reso le compagnie energetiche assolutamente più caute negli investimenti a lungo-termine e nei progetti con grande impiego di capitale.
Ma qualunque sia la sorte di questi tre progetti, né singolarmente né congiuntamente potranno mai soddisfare la crescente domanda di gas da parte dell’Europa. Il gas che passerà attraverso queste nuove condutture per la maggior parte sarà lo stesso gas che al momento raggiunge il mercato europeo per altre vie, quali ad esempio l’Ucraina e alcuni stati dell’Asia centrale.
La vera ragione per cui le possibilità di ottenere gas nuovo dalla Russia sono così limitate è che sono venuti a mancare investimenti reali in questo settore. Anche quando il prezzo di gas e petrolio era ad alti livelli, non sono stati raccolti i frutti per modernizzare le infrastrutture o per introdurre nuove misure di risparmio energetico. Gazprom si è piuttosto concentrata sull’acquisto di nuovi impianti in Asia centrale e nei Balcani, comprando i giornali e costruendo uffici alla moda.
Quasi coprendosi gli occhi davanti a tutto ciò, l’Europa ha rifiutato di ricercare fonti alternative di approvvigionamento. Avrebbe potuto, ad esempio, impegnarsi nel sostegno alla ricostruzione del settore energetico in Iraq; oppure prestare una maggiore attenzione all’Azerbaijan e a tutte le sue risorse; o ancora concentrarsi nel risparmio e nel supporto alle energie rinnovabili. Ora con la crisi economica tutto sembra complicarsi ulteriormente e, in assenza di valide alternative, un destino di debolezza e instabilità appare già scritto.
La situazione oggi appare più grave di quanto il MIT avesse predetto. Dai dati pubblicati annualmente dalla BP (British Petroleum) si rileva che la quantità di petrolio utilizzata dal 1965 al 2004 è di 116 miliardi di tonnellate, le riserve ancora disponibili nel 2004 sono valutate in 162 miliardi di tonnellate.
Con questi valori si può facilmente calcolare che, escludendo i nuovi giacimenti che saranno scoperti nei prossimi anni, è già stato consumato il 42% delle riserve inizialmente disponibili, in altre parole si avvicina il momento del raggiungimento del "picco" dell'estrazione. Secondo la BP, il petrolio disponibile è sufficiente per circa 40 anni a partire dal 2000, supponendo di continuarne l'estrazione al ritmo attuale, quindi senza tenere conto della continua crescita della domanda mondiale, che si colloca intorno al 2% annuo. Ma al momento dell'estrazione dell'ultima goccia di petrolio, l'umanità dovrà già da tempo aver smesso di contare su questa risorsa, in quanto man mano che i pozzi si vanno esaurendo la velocità con cui si può continuare ad estrarre decresce, costringendo a ridurre i consumi o utilizzare altre fonti energetiche.
Altre fonti comunque collocano il picco molto più vicino a noi.
Il rapporto 2008 dell’IEA (International Energy Agency) parla di picco fra 3-4 anni per i paesi non OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio) e del 2020 per i paesi OPEC. E’ noto che passato il picco il prezzo comincerà incessantemente a crescere perché l’offerta non potrà sostenere la domanda. A parte il momento attuale di crisi economica, la domanda di energia negli ultimi anni è cresciuta mediamente del 2% all’anno. Se non si corre ai ripari i costi economici e sociali del picco saranno altissimi.
Lo sappiamo, gli Stati Uniti sono il maggior consumatore di Petrolio.
Il grafico qui sopra (da Energy Bulletin) raffigura il petrolio consumato dall'apparato militare americano: è con stupore che scopro che ben oltre la metà viene bruciato all'estero (parte gialla), quindi in guerra o qualcosa di simile, in giro per il mondo.
La frase "guerra per il petrolio" assume tutto un altro significato. Sono 200.000 barili al giorno usati per far andare 200.000 carrarmati, 200 navi e 11.000 aerei con lo scopo di controllare le aree petrolifere. C'è della follia in tutto questo: in un certo senso, se non si facesse la guerra, non ci sarebbe bisogno di fare la guerra per procurarsi il petrolio.
Nei prossimi anni il Pentagono comprerà tanti veicoli militari quanti ne ha già ora, veicoli il cui consumo non si misura in "miglia per gallone" ma in "galloni al minuto" (vi ricordo che un gallone equivale a 3,785 litri): un bombardiere B-52 consuma 55 galloni, ovvero 209 litri ogni minuto di volo, e il pieno costa tra i 100.000 e i 300.000$ a seconda del carburante.
Degli studi hanno dimostrato che è impossibile cambiare tutto questo sistema per renderlo più risparmioso. L'apparato militare può agire su caserme e impianti per risparmiare energia, ma sui veicoli non c'è nulla da fare.
Ma perchè il mondo gira all'incontrario?
Scopro su Punto Informatico un gioco fantastico: Crayon Physics.
Originale, divertente, educativo, con una interfaccia gradevolissima somigliante a quella di un foglio accartocciato.
Dobbiamo disegnare con il mouse, come se fosse una matita colorata, oggetti per spostare una pallina fino a catturare una stella in una specie di puzzle a due dimensioni.
Adattissimo per i bambini, non solo per la gradevolezza dell’ambiente grafico, ma perché possono cominciare ad intuire le leggi della fisica e della dinamica, sforzandosi di trovare soluzioni ai semplici problemi proposti.
Devo dire, tuttavia, che ha rapito anche me e quindi credo possa divertire anche un pubblico adulto. Questa la descrizione di LucaS:
Scopo apparentemente semplice del gioco è quello di far raccogliere alla propria pallina rossa tutte le stelline presenti nel livello.
Per far arrivare la palletta dal punto A (partenza) al punto B (stellina, o stelline varie) si possono disegnare cubi, rettangoli, scarabocchi strani e qualsiasi forma anche se… il gioco molto spesso trasforma lo scarabocchio in una forma più regolare.
Se “si accenna” ad un rettangolo stortignaccolo, insomma, Crayhon Physics ne corregge la forma in un rettangolo perfetto e regolare, ma non sempre è un bene per il risultato.
Gli oggetti così creati in punta di matita virtuale diventano immediatamente solidi e “cadono” nel livello dal punto in cui li si disegna grazie ad una forza di gravità simulata, che è proprio la forza da sfruttare per arrivare a collezionare stelline.
Catapulte, ponti sospesi, oggetti per bloccare percorsi, piattaforme per sollevare, palline piccole per contrappesi piccoli, macigni deformi se serve un po di massa: la creazione si fa con la matita, con Crayon Physics! Guardate questo video per farvi un’idea.
Guardate questo video per farvi un’idea.
http://it.youtube.com/watch?v=hDwAAckxOkc
Istruzioni per usare Crayon Physics:
Il gioco è distribuito sotto questa licenza Creative Commons, ho preparato una versione con livelli aggiuntivi che può essere scaricata qui.
Non necessita di installazione, basta scompattare l’archivio zip (5.9 mb) e lanciare il file crayon.exe all’interno della cartella (per caricare i livelli aggiuntivi lanciare il file level_pack_01.bat).
Un vero e proprio spensierato ritorno all’infanzia. Da provare!