lunedì 29 dicembre 2008

Lunedì 28 dicembre 1908, ore 5,21: Messina trema.

Terremoto_Messina_1908a.jpgSono appena 31 secondi ma bastano per cambiare tragicamente il destino di un’intera città. Un terremoto violentissimo devasta la località dello Stretto, abbattendone tutti gli edifici (alla fine si calcolerà che è stato distrutto addirittura il 98% delle case) e uccidendo quasi metà dei suoi abitanti. La strage risulta ancor più crudele perché tutti sono a letto e vengono colti di sorpresa dal sisma. Siccome il cuore del terremoto si trova al centro dello Stretto (l’area europea più rischiosa per questi eventi), i sussulti del fondo marino scatenano anche la violenza del mare e – una decina di minuti dopo le scosse – onde di maremoto alte tre metri s’avventano sul porto come martellate, radendolo al suolo. Non basta: per colpa dei crolli, in città scoppiano pure alcuni incendi a completare il disastro. Quante le vittime? Ancora oggi non lo sappiamo con precisione, anche perché l’anagrafe messinese va completamente perduta; all’inizio si parla di 200 mila morti, mentre oggi gli storici abbassano la cifra fino a 80 o 100 mila decessi. Abbastanza comunque per mettere il terremoto in cima alla classifica dei peggiori disastri naturali d’Italia e tra i primi 4 o 5 dell’intero pianeta nel XX secolo.
Le prime notizie arrivano a Roma solo nel pomeriggio e non vengono prese sul serio: poi, scatta la gara di solidarietà a il terremoto non ha colpito solo Messina, né soltanto la Sicilia: anche sulla costa calabrese gli effetti sono devastanti, anzi la massima percentuale di morti si registra proprio in alcuni piccoli paesi della Calabria; su quel versante le località colpite più duramente sono Pellaro, Lazzaro e Gallico. Da una parte e dall’altra dello Stretto saltano tutti i collegamenti, quelli stradali o ferroviari per le frane, s’interrompono le linee elettriche e i fili del telegrafo. Per dare notizia del disastro al resto d’Italia, una nave deve scendere dal porto di Messina lungo la costa fino a trovare una località dove sia ancora possibile spedire un telegramma; infatti le prime notizie della sciagura raggiungono Roma soltanto alle 17.35 e non sono subito prese sul serio. Per fortuna nel porto di Messina sono ancorate alcune navi militari, soprattutto due corazzate russe che subito mandano i loro marinai a terra per scavare tra le macerie; grazie al loro impegno si salvano centinaia di persone. Li seguono nei giorni successivi militari inglesi, poi inglesi, americani, tedeschi, greci, portoghesi, danesi... I superstiti vengono caricati sulle navi mandate da tutt’Europa, quelli bisognosi di cure sono trasportati via mare negli ospedali di Palermo, Catania, Napoli, Livorno, Roma. Intanto si allestiscono alcune cucine d’emergenza per fornire piatti caldi a chi ha perso tutto. Insieme ai soldati italiani, pochi giorni dopo il sisma arrivano in città anche il re Vittorio Emanuele e la regina Elena: quest’ultima diventa un’eroina popolare perché, vestita da semplice crocerossina, vuole andare nelle piazze ad assistere personalmente i feriti.

2 commenti:

  1. questa tragedia a distanza di cent' anni resta una delle più impressionanti. per fortuna adesso, soprattutto nelle regioni settentrionali, disponiamo di un servizio di protezione civile che è uno dei più avanzati al mondo, che interviene in caso di calamità.

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  2. A me rimangono molti dubbi e preccupazioni perchè a Messina è in progetto il ponte sospeso più lungo del mondo

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