lunedì 13 ottobre 2025

Auto elettriche: e le batterie, che fine fanno?

Le auto elettriche sono sempre più diffuse. Non emettono gas di scarico, riducono l’inquinamento in città e rappresentano una delle soluzioni principali per abbattere le emissioni di CO₂ nel settore dei trasporti. Ma una domanda è fondamentale: che fine fanno le loro batterie quando non sono più utilizzabili?

Le batterie al litio utilizzate nei veicoli elettrici sono complesse: contengono materiali rari e costosi come litio, nichel, cobalto e rame. La loro produzione richiede un grande consumo di energia e spesso comporta impatti ambientali significativi legati all’estrazione mineraria. Per questo motivo, riciclarle è essenziale.

Attualmente esiste già una filiera in crescita dedicata al riciclo delle batterie. Alcune aziende recuperano i materiali attraverso processi meccanici o chimici, per poi riutilizzarli nella produzione di nuove celle. In Europa, è in vigore un regolamento che obbliga i produttori a garantire il riciclo delle batterie e a includere una percentuale minima di materiali riciclati nei nuovi accumulatori entro il 2030.

Prima del riciclo, però, molte batterie vengono destinate a una “seconda vita”: non sono più adatte a far funzionare un’auto, ma possono essere usate per immagazzinare energia in impianti solari, in colonnine di ricarica o come sistemi di backup per edifici e aziende.

Le prime auto elettriche vendute in massa risalgono a circa dieci anni fa, quindi il vero picco di batterie a fine vita è atteso tra il 2025 e il 2035. Nel frattempo, industrie e governi stanno investendo per creare impianti efficienti e sostenibili.

Le auto elettriche rappresentano un cambiamento importante, ma è fondamentale gestire correttamente il ciclo di vita delle batterie, per evitare che una soluzione ecologica si trasformi in un nuovo problema ambientale.

lunedì 6 ottobre 2025

Notebook LM

Google ha creato uno strumento molto utile chiamato Notebook LM, dove "LM" significa Language Model, cioè modello linguistico. A differenza dei chatbot generici come ChatGPT o Gemini, Notebook LM lavora solo sui materiali che gli dai tu: file PDF, pagine web, trascrizioni audio, Google Docs o link di YouTube. Questo è un grande vantaggio, perché l’app cita sempre le fonti, così puoi verificare da dove provengono le informazioni. 
L’app è organizzata in “taccuini”, ognuno costruito su una serie di documenti che carichi tu. Ci sono due sezioni principali: una per aggiungere e gestire le fonti, e un’altra per fare domande o chiedere riassunti, mappe concettuali o spiegazioni in linguaggio naturale. Anche se all’inizio può sembrare un po’ complicata da usare, appena impari a gestirla diventa un valido alleato per studiare, scrivere relazioni o preparare ricerche.
Una delle novità più interessanti è la possibilità di creare un podcast automatico. Notebook LM legge i tuoi documenti, li riassume e li trasforma in una conversazione tra due voci artificiali, che spiegano i concetti in modo chiaro. Puoi ascoltarlo dentro l’app, scaricarlo oppure interagire con esso, ponendo domande con la tua voce e ricevendo risposte subito, come in un talk show.
Notebook LM è perfetto per chi deve studiare molti materiali diversi, preparare un’esposizione o una verifica o fare una ricerca per un progetto. Può anche generare in automatico schede riassuntive, linee del tempo, domande frequenti e sintesi. Google sta migliorando continuamente lo strumento.
La versione per computer ha più funzioni rispetto a quella per smartphone, ma entrambe sono già molto potenti. In futuro arriveranno anche video panoramici e grafici interattivi. Notebook LM è gratuito per la maggior parte delle persone, ma chi paga un abbonamento mensile può usare più fonti e avere funzioni avanzate. In poche parole, Notebook LM è un assistente intelligente che può davvero semplificare lo studio e rendere più interessante il modo in cui impariamo.