giovedì 2 giugno 2022

Piantare mille miliardi di alberi: si può fare?

“La soluzione immediata per ridurre il riscaldamento globale? Piantare mille miliardi di alberi”. Stefano Mancuso, neurobiologo vegetale presso l’Università di Firenze, in una recente intervista, ha proposto nuovamente la sua idea per ridurre la concentrazione di CO2 nell’atmosfera: una riforestazione intensiva per la cattura del carbonio.

“Attraverso questo tipo di operazioni si potrebbe davvero cambiare il mondo e il nostro futuro. Le piante sono il motore della vita: senza di loro il Pianeta diventerebbe in breve tempo una roccia sterile”. L’idea del neurobiologo affonda le radici in uno studio pubblicato su Science nel 2019, che dimostrò l’enorme potenziale di un sequestro di carbonio operato a partire dalle piante. L’analisi illustrava che “piantare mille miliardi di alberi” avrebbe, almeno in parte, risolto la crisi climatica. Da questo lavoro è nata l’iniziativa One trillion trees del World economic forum: una campagna internazionale che mira al ripristino e alla piantumazione di foreste, per arrivare a quota mille miliardi di nuovi alberi entro il 2050.

“Si parla poco delle conseguenze del taglio degli alberi e più delle tecnologie”, ha sottolineato ancora Mancuso. “Negli ultimi due secoli abbiamo tagliato duemila miliardi di alberi, e la conseguenza di tutto questo è anche la causa del riscaldamento globale”. Il neurobiologo ha aggiunto che, tagliando gli alberi, non si influisce solamente sul computo di CO2, ma anche sul decremento delle specie che vivono intorno agli alberi stessi. “La riduzione della biodiversità è un eufemismo. Sappiamo che nel 2070 non ci saranno più pesci al di fuori di quelli allevati: questo è lo stato della biodiversità del nostro Pianeta”. Secondo uno studio dell’università di Cambridge citato dallo stesso Mancuso, infatti, l’80% degli animali che vivono sulla Terra è bestiame da allevamento, mentre l '85% degli uccelli è pollame per uso alimentare. “Bisogna applicare una vera e propria conversione biologica”. 

“Gli alberi sono i depuratori d'aria del nostro Pianeta: il ‘dispositivo’ più efficace che abbiamo per estrarre il carbonio dall'atmosfera. La perdita di alberi è ancora altissima: “Ogni sei secondi, il nostro Pianeta perde un campo da calcio di foresta pluviale a causa della deforestazione”.

Non cadiamo però nell’errore di credere che piantare alberi basti ciò per risolvere la crisi climatica e che tutte le trasformazioni epocali che dovremmo imporre alle nostre esistenze per renderle più sostenibili non siano più necessarie. Oggi sarebbe fondamentale concentrarsi su come frenare la deforestazione piuttosto che pensare come riforestare i terreni incolti. Non tutti gli alberi sono uguali: quelli più maturi sono nel pieno dell’efficienza di sequestro del carbonio a differenza degli alberi appena piantati che sono poco efficaci. Servono un migliaio di miliardi di piante, ma non tutte le piante sono uguali ed egualmente efficaci: una foresta è molto più efficace della somma dei suoi alberi.

Non esiste un’unica soluzione a una crisi così ampia. Le nazioni devono adempiere agli impegni assunti nell'ambito dell'Accordo di Parigi, le industrie devono decarbonizzare e le aziende devono raggiungere emissioni nette pari a zero. Nella nostra vita, dobbiamo cambiare le abitudini e i modelli di consumo. Nessuna di queste soluzioni climatiche si escludono a vicenda.

È quindi dalla molteplicità di soluzioni che si deve partire. Tra queste, molte sono già in atto, anche nel campo della riforestazione: progetti come “Mettiamo radici per il futuro”, che in Emilia-Romagna ha visto crescere dal 1° ottobre 2020 al 15 aprile 2021 587mila nuovi alberi in aree pubbliche e private. Oppure, tanto per citarne una buona pratica proveniente dall’estero, il progetto del governo neozelandese di piantare un miliardo di alberi entro il 2028.

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