“Attraverso questo tipo di operazioni si potrebbe davvero
cambiare il mondo e il nostro futuro. Le piante sono il motore della vita:
senza di loro il Pianeta diventerebbe in breve tempo una roccia sterile”. L’idea
del neurobiologo affonda le radici in uno studio pubblicato su Science nel
2019, che dimostrò l’enorme potenziale di un sequestro di carbonio operato a
partire dalle piante. L’analisi illustrava che “piantare mille miliardi di
alberi” avrebbe, almeno in parte, risolto la crisi climatica. Da questo lavoro
è nata l’iniziativa One trillion trees del World economic forum: una campagna
internazionale che mira al ripristino e alla piantumazione di foreste, per
arrivare a quota mille miliardi di nuovi alberi entro il 2050.
“Si parla poco delle conseguenze del taglio degli alberi e
più delle tecnologie”, ha sottolineato ancora Mancuso. “Negli ultimi due secoli
abbiamo tagliato duemila miliardi di alberi, e la conseguenza di tutto questo è
anche la causa del riscaldamento globale”. Il neurobiologo ha aggiunto che,
tagliando gli alberi, non si influisce solamente sul computo di CO2, ma anche
sul decremento delle specie che vivono intorno agli alberi stessi. “La
riduzione della biodiversità è un eufemismo. Sappiamo che nel 2070 non ci
saranno più pesci al di fuori di quelli allevati: questo è lo stato della
biodiversità del nostro Pianeta”. Secondo uno studio dell’università di
Cambridge citato dallo stesso Mancuso, infatti, l’80% degli animali che vivono
sulla Terra è bestiame da allevamento, mentre l '85% degli uccelli è pollame
per uso alimentare. “Bisogna applicare una vera e propria conversione
biologica”.
“Gli alberi sono i depuratori d'aria del nostro Pianeta: il
‘dispositivo’ più efficace che abbiamo per estrarre il carbonio dall'atmosfera.
La perdita di alberi è ancora altissima: “Ogni sei secondi, il nostro Pianeta
perde un campo da calcio di foresta pluviale a causa della deforestazione”.
Non cadiamo però nell’errore di credere che piantare alberi basti
ciò per risolvere la crisi climatica e che tutte le trasformazioni epocali che
dovremmo imporre alle nostre esistenze per renderle più sostenibili non siano
più necessarie. Oggi sarebbe fondamentale concentrarsi su come frenare la
deforestazione piuttosto che pensare come riforestare i terreni incolti. Non
tutti gli alberi sono uguali: quelli più maturi sono nel pieno dell’efficienza
di sequestro del carbonio a differenza degli alberi appena piantati che sono
poco efficaci. Servono un migliaio di miliardi di piante, ma non tutte le
piante sono uguali ed egualmente efficaci: una foresta è molto più efficace
della somma dei suoi alberi.
Non esiste un’unica soluzione a una crisi così ampia. Le
nazioni devono adempiere agli impegni assunti nell'ambito dell'Accordo di
Parigi, le industrie devono decarbonizzare e le aziende devono raggiungere
emissioni nette pari a zero. Nella nostra vita, dobbiamo cambiare le abitudini
e i modelli di consumo. Nessuna di queste soluzioni climatiche si escludono a
vicenda.
È quindi dalla molteplicità di soluzioni che si deve
partire. Tra queste, molte sono già in atto, anche nel campo della
riforestazione: progetti come “Mettiamo radici per il futuro”, che in
Emilia-Romagna ha visto crescere dal 1° ottobre 2020 al 15 aprile 2021 587mila
nuovi alberi in aree pubbliche e private. Oppure, tanto per citarne una buona
pratica proveniente dall’estero, il progetto del governo neozelandese di
piantare un miliardo di alberi entro il 2028.
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