lunedì 30 maggio 2022

Perché i prezzi del cibo sono in forte aumento?

Trecento milioni di persone nel mondo soffrono la scarsità di cibo, e tra queste, 44 milioni in 38 diversi Paesi sono a un passo dalla carestia: è l'allarme lanciato il 19 maggio dal capo del Programma alimentare mondiale (World Food Programme). Il prezzo del cibo è ai livelli più alti dal 1990, e le conseguenze a cascata della guerra tra Russia e Ucraina stanno creando un problema globale non solo di costi, ma anche di disponibilità di cibo.

L'impennata dei prezzi globali di cibo è dovuta in primo luogo alla pandemia da Covid: i vari lockdown hanno interrotto i collegamenti internazionali a cui si si è aggiunto il rincaro dei combustibili fossili, che ha ricadute molto concrete sull'industria alimentare. L’industria agro-alimentare fa ampio uso di combustibili fossili per la produzione di fertilizzanti, la lavorazione e il trasporto dei prodotti finali.

Inoltre l'invasione dell'Ucraina ha peggiorato la situazione. Da un lato l'occupazione del Paese da parte della Russia causa una scarsità diretta di prodotti alimentari: nel 2019 l'Ucraina produceva il 9% delle esportazioni mondiali di grano, il 16% di quelle di mais, il 10% dell'orzo e il 40% dell'olio di girasole. Dall'altro il conflitto ha fatto crescere ulteriormente i costi dei combustibili fossili, provocando un rincaro indiretto del cibo.

Il tutto è avvenuto con  molti Paesi già indebitati per la difficile situazione seguente la pandemia. Le ripercussioni peggiori si vedono al momento in Repubblica Democratica del Congo, Afghanistan, Etiopia e Yemen, ma la crisi riguarda anche le famiglie a basso reddito dei Paesi più ricchi.

La crisi potrebbe protrarsi per anni. L'Ucraina ha ancora da parte scorte significative di grano e olio di girasole, ma con i porti sul Mar Nero controllati dalla Russia è impossibile esportarle nel resto del mondo. Se non si liberano i silos occupati da queste derrate non ce ne sarà abbastanza per conservare il nuovo raccolto. Inoltre c’è l'aumento dei prezzi dei fertilizzanti, i cui prezzi erano in ascesa già dal 2020 e di cui Russia e Ucraina sono grandi esportatori: il loro prezzo è triplicato rispetto a prima della covid.

Come se non bastasse, gli eventi climatici estremi hanno avuto un duro impatto sui raccolti: in Cina, le forti piogge potrebbero aver reso il raccolto di grano di quest'anno il peggiore che si ricordi; Australia e Sudafrica sono state alle prese con le alluvioni, gli USA con la siccità, India e Pakistan con ondate di calore da record.

Cosa possiamo fare? Alcune azioni che si possono intraprendere da subito sono utilizzare i terreni disponibili per produrre cibo e non biocarburanti; ridurre il consumo di carne (in modo che i terreni adibiti alla produzione di mangime possano ospitare raccolti per alimentazione umana) e, per i Paesi che ne hanno in abbondanza, vendere alcune delle scorte di grano, aumentando così la disponibilità di cibo sul mercato.

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