lunedì 20 maggio 2019

L'Urbanizzazione continua

Com’è noto, la popolazione mondiale urbana da anni ha superato quella rurale e genera squilibri soprattutto in Asia e Africa perché nei due continenti mancano programmi urbanistici e lo sviluppo industriale non è sufficientemente controllato. Tuttavia moltissime persone migrano verso le città nella speranza di trovare opportunità di lavoro stabile, attraente per chi desidera sfuggire dalla provvisorietà della campagna, dove i raccolti sono subordinati ai capricci del tempo.
Le persone cercano un futuro migliore per sé e per i figli. Nelle città ci sono servizi che altrove mancano: ospedali, scuole, mercati, tutto è vicino. L’urbanesimo non si fermerà, malgrado i dubbi che suscita in alcuni, compreso il fatto che sia un habitat favorevole alla criminalità. Ci si chiede anche se la densità porterà la morte delle stesse città, ma sempre queste si rinnovano, e migliorano col tempo. Il Italia il fenomeno è noto da secoli. Tra la fine dell’Ottocento e la seconda metà del Novecento Roma è passata da poco più di duecentomila abitanti a quasi tre milioni; Milano da meno di trecentomila a oltre un milione. 
Grazie alle prime fotografie dallo spazio, si constata il dilagare urbano tra Londra, Parigi, la Ruhr, lungo l’arco ligure e della Costa Azzurra, nella Pianura Padana. Tokyo diventa la maggiore conurbazione al mondo: oggi tocca i quaranta milioni di abitanti.
E c’è il caso della Cina: 20 anni fa nelle sue campagne era impegnata quasi la metà dei lavoratori  ma già 10 anni dopo vi restava solo il 3 percento. Nel frattempo sorgevano aree urbane sconfinate: la circonvallazione esterna di Pechino è lunga circa circa 1000 chilometri e la conurbazione tra Hong Kong e Macao si avvia verso i sessanta milioni di abitanti.
L’urbanesimo, almeno nei suoi primi anni, si associa all’inquinamento: in Cina all’inizio del nuovo millennio è giunto a livelli insostenibili, ma sembra cominciare a ridursi. Il modello di sviluppo urbano segue ovunque lo stesso andamento: una prima epoca di crescita disordinata con periferie povere, igiene carente, inquinamento, mancanza di infrastrutture e servizi. Anche nella prospera Londra della prima industrializzazione, a inizio ’800, l’inquinamento era fortissimo, poi si costruiscono infrastrutture, si aprono parchi, migliora l’ambiente.
Per il 2050 ci si aspetta che il 66 percento dei circa 8 miliardi di persone della popolazione mondiale vivrà in città. E aumenterà ancora il numero delle megacittà, come sono definite quelle con più di dieci milioni di abitanti: se nel 1990 erano una decina, già nel 2018 sono diventate 47.

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