Molti di voi non avranno mai sentito parlare del Concorde ma è stato veramente uno dei punti più avanzati della tecnologia areonautica. Incredibile se si pensa che i fratelli Wright, costruttori di biciclette, iniziavano a volare solo 50 anni prima.
Quindici anni fa, il 25 luglio del 2000, un Dc 10 della Continental Airlines appena partito dall’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi perse un piccolo pezzo metallico dalla fusoliera. Quell’insignificante frammento sarebbe potuto cadere ovunque senza fare danni e senza passare tristemente alla storia. Cadde invece sulla pista e forò uno pneumatico del volo 4590 dell’Air France in fase di decollo, causando il danneggiamento di un serbatoio, un incendio che tutto il mondo vide sgomento in tv quella sera, la morte di 113 persone e l’inizio della fine dell’aereo di linea più bello e tecnologicamente avanzato che il XX secolo avesse prodotto: il Concorde.
Cento sedili, due per lato con un corridoio centrale, più simile ad un autobus che ad un aereo, stretti e apparentemente scomodi, c’è uno spazio limitato per il bagaglio a mano e la cabina è claustrofobica, alta solo 180 centimetri. Il servizio a bordo era però eccellente, con uova strapazzate all’aragosta e champagne e caviale prima dell’atterraggio.
Nelle tre ore e mezza di viaggio sull’Atlantico non erano previsti intrattenimenti, a parte la disponibilità di otto canali musicali stereo. Alcuni display segnalavano la velocità e la temperatura esterna dell’aria. Quando si stava per superare la velocità del suono, il pilota avvertiva i passeggeri, che percepivano solo un lieve aumento dell’accelerazione. Il volo era sempre tranquillo, grazie alla quota elevata alla quale il Concorde viaggiava: 17 mila metri, priva di turbolenze. Dal finestrino era possibile vedere la curvatura della Terra e gli aerei che 6 mila metri più in basso andavano nella stessa direzione sembravano procedere al contrario.
Sono stati costruiti 20 Concorde. British Airways e Air France ne hanno utilizzati 14 nei voli commerciali per 27 anni, senza inconvenienti di rilievo. L’incidente di Parigi fu causato da un fattore esterno e i progettisti ritenevano che ogni modello avrebbe potuto volare per 30 anni in totale sicurezza.
Oggi alcuni gruppi privati e la stessa Nasa stanno lavorando a prototipi che nel giro di pochi anni consentiranno nuovamente di trasportare passeggeri a una velocità superiore a quella del suono e che rilanceranno uno dei progetti più ambiziosi mai concepiti e realizzati: portare persone dall’Europa all’America in tre ore e mezzo, facendole atterrare un’ora prima di essere partiti.
Il primo Concorde aveva volato il 2 marzo del 1969 ed era entrato in servizio, dopo otto anni di collaudi e di perfezionamenti, il 21 gennaio 1976. I costi del progetto di un aereo passeggeri supersonico erano così elevati che era stato necessario un trattato tra due Stati ambiziosi e visionari, Francia e Gran Bretagna, per realizzarlo. Ma quando i primi modelli uscirono dagli hangar sembrò a tutti che i soldi fossero stati ben spesi: non si era mai visto un aereo così elegante e armonioso, con la lunga e stretta fusoliera, le grandi ali a delta senza piani orizzontali di coda, gli alti carrelli che sembravano zampe, il muso che s’inclinava in basso al decollo e all’atterraggio, come quello di un grande uccello.
Poche persone potevano permettersi di volare sul Concorde - il biglietto costava tre volte quello della prima classe di un aereo normale - ma il suo sogno apparteneva a tutti. Sui giornali popolari di Londra comparivano le dichiarazioni della duchessa di York, Sarah Ferguson, che spiegava compiaciuta come ora, grazie al nuovo aereo, lei potesse accompagnare le figlie a scuola alle 8,30, partire da Heathrow alle 10,30 e arrivare a New York alle 9,30, in tempo per partecipare a una conferenza. In volo a 17 mila metri sull’oceano, l’aereo raggiungeva la velocità di Mach 2, circa 2.170 chilometri orari, e dai finestrini i passeggeri guardavano in basso gli altri aerei di linea, così lenti che parevano viaggiare all’indietro.
I costi di esercizio erano impressionanti: la manutenzione richiedeva 20 ore di lavoro per ogni ora di volo, nel solo rullaggio a terra si consumavano due tonnellate di combustibile e in viaggio se ne 1000 litri per ogni passeggero, il triplo degli altri aerei.
Ora una società privata, l’Aerion, ha annunciato l’imminente entrata in servizio dell’As2, il primo aereo passeggeri supersonico dopo il Concorde. Viaggerà a «soli» Mach 1,6, ma consumerà molto meno e costerà la metà. La Nasa sta a sua volta lavorando a nuovi motori, che risolveranno il problema del «boom» sonico che scuote le mura e i vetri delle case quando si supera la velocità del suono, riducendolo all’amichevole brontolio di un temporale lontano. Il sogno del Concorde potrebbe continuare.
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mercoledì 29 luglio 2015
giovedì 23 luglio 2015
I principi nutritivi
Questo è l'anno dell'expo di Milano: nutrire il pianeta e non possiamo proprio non parlare di cibo. Per alcune settimane allora vi proporrò alcuni spunti di lettura sull'alimentazione.
I principi nutritivi sono sostanze contenute negli alimenti che mangiamo e sono indispensabili alla vita e al metabolismo dl tutti gli organismi viventi. Gli alimenti, sia di origine animale sia di origine vegetale, sono costituiti da sostanze semplici chimicamente diverse, i principi nutritivi appunto, che il nostro organismo assorbe a livello intestinale come prodotto finale della digestione degli alimenti.
Per "nutriente" intendiamo in modo generico quelle sostanze contenute negli alimenti utilizzate dall'organismo per mantenersi in buona salute.
Queste sostanze si suddividono in due gruppi, in base alla loro caratteristica di apportare o meno energia al nostro organismo: i macronutrienti, cioè proteine (o protidi), grassi (o lipidi) e carboidrati (o glucidi), necessari per la produzione di energia e per la crescita; i micronutrienti, rappresentati dalle vitamine (A, complesso B e C, D, E, K) e da alcuni minerali come ferro, rame, zinco e selenio (oligoelementi).
Anche l'acqua è un macronutriente, in quanto pur non fornendo energia né componenti essenziali ci è indispensabile tanto quanto gli alimenti.
I macronutrienti sono come "carburante" per il nostro corpo, mentre i micronutrienti, pur non apportando energia, sono essenziali perché permettono al nostro metabolismo di funzionare in maniera corretta.
In natura, a eccezione dello zucchero comune e dell'olio, non esistono alimenti costituiti da un solo principio alimentare; in ogni alimento naturale, infatti, sono presenti quasi tutti i principi nutritivi distribuiti in percentuali variabili.
Il nostro benessere dipende da un apporto equilibrato di macro e micronutrienti.
L'introduzione nel nostro organismo di una quantità insufficiente o eccessiva di questi nutrienti può causare seri problemi alla salute.
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giovedì 16 luglio 2015
Il giorno in cui l’Europa si unì sotto il Monte Bianco
Il 16 luglio 1965 un capolavoro di ingegneria segnava l’inizio di una nuova era. Dopo la tragedia del 1999 il tunnel è rinato con l’hi tech, dai sensori ai radar.
Tedeschi dell’Est e russi innalzavano muri, mentre italiani e francesi li frantumavano. Cinquant’anni fa, il 16 luglio 1965, i presidenti Saragat e De Gaulle tagliarono il nastro del tunnel stradale più lungo del mondo, il traforo del Monte Bianco. Fu l’inizio di una nuova era in un’Europa che, ieri come oggi, si divideva tra chi blindava confini e chi voleva abbattere le barriere.
L’inizio del sogno fu una galleria lunga 100 metri scavata nel 1946 dal conte torinese e ingegnere Dino Lora Totino su progetto di Vittorio Zignoli, il coronamento arrivò 19 anni più tardi. Da quel giorno di luglio di mezzo secolo fa, sotto il Monte Bianco, sono transitati più di 68 milioni di veicoli. Il tunnel ha cambiato i destini di molti, spostando le direttrici del traffico commerciale tra Nord Europa e Mediterraneo e concentrandole sulle Alpi. A livello di ingegneria fu un capolavoro: gli scavi, durati otto anni, durante i quali si avanzava fino a un massimo di nove metri al giorno, si conclusero il 14 agosto 1962 con la caduta dell’ultimo diaframma, quando si ritrovarono faccia a faccia gli «uomini talpa» italiani e francesi; in una lunghezza complessiva di 11,6 km.
Ci sono 2500 metri di granito dell’Aiguille du Midi sopra le teste degli automobilisti che attraversano il traforo. La scommessa di poter oltrepassare il Monte Bianco in una manciata di minuti anzichè in tre giorni (tanto era il tempo necessario per sconfinare a piedi) è stata vinta a caro prezzo: 17 operai morirono nei lavori di costruzione del tunnel (tre sotto le valanghe). C’è una terza data che ha segnato la storia della galleria: il 24 marzo 1999, quando un Tir belga carico di farina e margarina entrò con un principio d’incendio al motore. Fu una catastrofe: nel rogo morirono 39 persone, decine di camion e auto vennero sciolti da un calore che, nel cuore del tunnel, raggiunse i mille gradi. I vigili del fuoco di entrambi i Paesi impiegarono due giorni prima di spegnere le fiamme. Due anni più tardi, nel cuore del traforo incenerito, si respirava ancora a fatica.
Italia e Francia diedero il via a lavori da 380 milioni di euro per rifare il tunnel e, soprattutto, renderlo invulnerabile: fino ad oggi è stata vinta anche questa scommessa. La galleria, dalla riapertura nel 2002, è un formidabile concentrato di tecnologia: 35 mila punti di controllo, 37 rifugi termici, 120 telecamere, 12 frequenze radio per messaggi in tre lingue, un cavo termometrico dotato di 3860 sensori, 10 radar che misurano la velocità (è stato introdotto il limite dei 70 km/h) e altri 10 che misurano la distanza dei veicoli (mai inferiore ai 150 metri). Tutto ciò per far scorrere senza ostacoli quel fiume di camion e auto che, 365 giorni l’anno e 24 ore su 24, attraversa la montagna più alta d’Europa in 12 minuti.
Come funziona una fresa per tunnel
Uno dei tunnel più arditi: il tunnel della Manica, 50 km sotto il mare, per collegare Francia e Gran Bretagna
Tedeschi dell’Est e russi innalzavano muri, mentre italiani e francesi li frantumavano. Cinquant’anni fa, il 16 luglio 1965, i presidenti Saragat e De Gaulle tagliarono il nastro del tunnel stradale più lungo del mondo, il traforo del Monte Bianco. Fu l’inizio di una nuova era in un’Europa che, ieri come oggi, si divideva tra chi blindava confini e chi voleva abbattere le barriere.
L’inizio del sogno fu una galleria lunga 100 metri scavata nel 1946 dal conte torinese e ingegnere Dino Lora Totino su progetto di Vittorio Zignoli, il coronamento arrivò 19 anni più tardi. Da quel giorno di luglio di mezzo secolo fa, sotto il Monte Bianco, sono transitati più di 68 milioni di veicoli. Il tunnel ha cambiato i destini di molti, spostando le direttrici del traffico commerciale tra Nord Europa e Mediterraneo e concentrandole sulle Alpi. A livello di ingegneria fu un capolavoro: gli scavi, durati otto anni, durante i quali si avanzava fino a un massimo di nove metri al giorno, si conclusero il 14 agosto 1962 con la caduta dell’ultimo diaframma, quando si ritrovarono faccia a faccia gli «uomini talpa» italiani e francesi; in una lunghezza complessiva di 11,6 km.
Ci sono 2500 metri di granito dell’Aiguille du Midi sopra le teste degli automobilisti che attraversano il traforo. La scommessa di poter oltrepassare il Monte Bianco in una manciata di minuti anzichè in tre giorni (tanto era il tempo necessario per sconfinare a piedi) è stata vinta a caro prezzo: 17 operai morirono nei lavori di costruzione del tunnel (tre sotto le valanghe). C’è una terza data che ha segnato la storia della galleria: il 24 marzo 1999, quando un Tir belga carico di farina e margarina entrò con un principio d’incendio al motore. Fu una catastrofe: nel rogo morirono 39 persone, decine di camion e auto vennero sciolti da un calore che, nel cuore del tunnel, raggiunse i mille gradi. I vigili del fuoco di entrambi i Paesi impiegarono due giorni prima di spegnere le fiamme. Due anni più tardi, nel cuore del traforo incenerito, si respirava ancora a fatica.
Italia e Francia diedero il via a lavori da 380 milioni di euro per rifare il tunnel e, soprattutto, renderlo invulnerabile: fino ad oggi è stata vinta anche questa scommessa. La galleria, dalla riapertura nel 2002, è un formidabile concentrato di tecnologia: 35 mila punti di controllo, 37 rifugi termici, 120 telecamere, 12 frequenze radio per messaggi in tre lingue, un cavo termometrico dotato di 3860 sensori, 10 radar che misurano la velocità (è stato introdotto il limite dei 70 km/h) e altri 10 che misurano la distanza dei veicoli (mai inferiore ai 150 metri). Tutto ciò per far scorrere senza ostacoli quel fiume di camion e auto che, 365 giorni l’anno e 24 ore su 24, attraversa la montagna più alta d’Europa in 12 minuti.
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