martedì 14 ottobre 2014

Nonni digitali

«Internet mi ha salvato la vita». Luigi ha quasi ottant’anni, è vedovo e la sua unica figlia vive dall’altra parte dell’oceano, in Australia. «Quando mia moglie è morta è come se me ne fossi andato anche io. Ero rimasto solo. Poi ho scoperto il computer. Ora tutti i giorni parlo via Skype con i miei nipoti. Ho anche imparato un po’ di inglese». Un “nonno digitale”. Come ce ne sono sempre di più nel nostro Paese. Anche perché, come spiega qualcuno, «la società va verso la informatizzazione. Pure le scelte del Governo sono di portare quanti più servizi online. Certificati, domande, operazioni di vario tipo. Molto ormai si fa su Internet. Gli anziani vogliono sentirsi parte di questa comunità. Sono obbligati a mettersi al passo».  

I dati dell’Istat raccontano che nel 2013, le persone di età compresa tra i 60 e i 64 anni che navigano sul web sono quasi il 37 per cento. Dieci anni fa erano poco più del 12. La stragrande maggioranza usa le nuove tecnologie per comunicare. Per inviare e ricevere email oppure per video-chiamate e conversazioni via social. Molti non vanno più in edicola e hanno abbandonato l’abitudine di sfogliare il giornale di carta a favore del quotidiano digitale. Tanti si affidano ai motori di ricerca per avere informazioni su malattie e acciacchi, effettuano bonifici e controllano che sia arrivata la pensione attraverso gli sportelli online, fanno acquisti, prenotano viaggi e alberghi.  

C’è chi ama leggere gli ebook, anche se il libro tradizionale è ancora di gran lunga preferito, e chi sceglie di raccontarsi. Non più scrivendo i propri pensieri su un diario ma via blog. La signora Giulia di Cerveteri ne gestisce uno che si chiama www.vivereinsalute.blogspot.com. Parla di tradizioni ormai lontane nel tempo, come quella di fare il sapone in casa, e ricorda quanto sia importante l’informatizzazione di chi ha qualche anno in più.  

Già perché l’Italia, su questo punto, è ancora parecchio indietro rispetto al resto d’Europa. «La crescita che c’è stata in questi anni è un dato che non possiamo sottovalutare e si lega anche al fatto che le fasce più alte della popolazione sono sempre più istruite una quota sempre più elevata di popolazione con un altro grado di istruzione. Tuttavia nel nostro Paese l’età rappresenta ancora uno spartiacque tra utenti e non utenti di Internet» spiega Luciana Quattrociocchi, responsabile del Servizio Struttura e dinamica sociale dell’Istat. Molto più che altrove. Le statistiche dell’Eurostat lo confermano: a livello europeo, nel 2013, in media il 45 per cento della fascia 55-74 anni utilizza il web. Noi arranchiamo. 

Cercano di assottigliare il digital divide generazionale i corsi di alfabetizzazione tecnologica rivolti proprio alla terza età. La Fondazione Mondo Digitale li organizza da oltre dieci anni. E in questo tempo sono stati oltre ventimila gli anziani che ne hanno beneficiato. I loro tutor sono bambini e ragazzi delle scuole, dalle elementari in poi: 17mila studenti coinvolti con 1600 insegnanti. «È anche un’occasione per conoscersi e capire che l’altro può essere una risorsa» spiega il professor Alfonso Molina, direttore scientifico della fondazione e docente di Strategie delle Tecnologie all’Università di Edimburgo. Lo stesso ha fatto Telecom tra 2012 e 2013 attraverso il progetto “Navigare insieme” coinvolgendo oltre cento scuole e una decina di grandi associazioni diffuse a livello nazionale. «All’inizio - prosegue Molina - qualcuno ha paura addirittura a toccare il mouse, ma poi si sciolgono e sono loro stessi i primi “profeti” che cercano di convincere amici e conoscenti ad avvicinarsi a loro volta al computer».  

E il futuro? Tutti concordano nel dire che la “digitalizzazione” della terza età non può che continuare.
La tecnologia non solo è sempre più pervasiva ma anche utile per rendere la vita quotidiana un po’ più semplice. «Pensiamo alla possibilità di prenotare le visite mediche online» dice Quattrociocchi. Che non ha dubbi: «Il gap generazionale sull’uso di Internet tra giovani e quanti ormai giovani non sono più è molto rilevante e segna un grave ritardo del nostro Paese. La situazione può solo migliorare, se no l’Italia rischia di restare al palo».

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