sabato 16 luglio 2011

In che modo le pile forniscono elettricità portatile

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All'invenzione della pila contribuirono gli esperimenti compiuti intorno al 1780 da Luigi Galvani, professore di anatomia all'Università di Bologna: lo studioso si era accorto che, appendendo con ganci alcune rane morte a una ringhiera, si ottenevano delle contrazioni delle zampe; erroneamente, però, le aveva attribuite a una sorta di elettricità animale.


Qualche tempo dopo, il comasco Alessandro Volta, dell'Università di Pavia, si rese conto che l'elettricità era prodotta dal contatto dei ganci di rame con il ferro della ringhiera e che le zampe delle rane venivano semplicemente a far parte del circuito.


Sulla base di quest'intuizione, nel 1800 Volta pervenne all'invenzione della pila, un sistema che converte l'energia chimica in energia elettrica e da cui derivano le attuali pile e batterìe (così chiamate perché alcuni tipi sono costituiti da più pile collegate in serie, in "batteria"). Nonostante l'utilità, per produrre una batteria occorre energia fino a cinquanta volte maggiore di quella che essa genera. Meglio dunque usare gli accumulatori ossia le "batterie ricaricabili".

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