Era il 13 marzo del 1989 quando Timothy John (Tim) Berners-Lee, ingegnere inglese di belle speranze in forza al Cern di Ginevra, presentò per la prima volta ai suoi responsabili presso il laboratorio di fisica delle particelle un documento destinato a dar vita a una nuova era nell'industria e nella società tutta. In quel documento, che recava per titolo un generico "Information Management: A Proposal", erano infatti contenuti le basi della struttura del World Wide Web, termine coniato dallo stesso Berners-Lee per identificare un sistema di distribuzione/visualizzazione ipertestuale di dati scientifici (testi sostanzialmente) su computer collegati in rete (in modalità client/server) su scala planetaria.
La ragnatela telematica nacque quindi così e le cronache narrano che la persona a cui venne presentato lo studio, Mike Sendall, lo battezzò come "vago, ma interessante". Il progetto decollò – al fianco di Berners Lee entrò in gioco il ricercatore belga Robert Cailliau – e nella primavera del 1991 furono fatti i primi test che sfociarono, nel dicembre successivo, al primo sito Web al mondo (http://info.cern.ch) e al primo collegamento con un server posto al di fuori del Cern e situato negli Stati Uniti. Nessuno probabilmente lo sapeva ma si stavano gettando le basi del World Wide Web come lo intendiamo e utilizziamo oggi e nel febbraio del 1993, con Mosaic, vide la luce anche il primo browser per navigare in Internet, la rete nata un quarto di secolo prima (nel 1969, come Arpanet) come dorsale di comunicazione a scopo militare.
Cosa è successo negli ultimi 15 anni è sotto gli occhi di tutti. Il numero di siti attivi quando il Web è diventato "pubblico" - grazie alla rinuncia dei diritti d'autore da parte del Cern - erano 130 e sono diventati oltre 215 milioni (cui vanno sommati circa 180 milioni di blog per un totale di oltre 400 milioni di indirizzi http registrati). Gli utenti della Rete erano poche migliaia e oggi l'Itu, l'agenzia dell'Onu per le telecomunicazioni globali, afferma che poco meno di un quarto della popolazione mondiale (circa 1,7 miliardi di persone) è on line.
In 20 anni la storia dell'umanità è cambiata anche grazie a questo distinto ingegnere inglese e oggi a Ginevra, presso la sede del Cern, si festeggia solennemente, alla presenza di Berners-Lee in persona, quel lontano giorno di marzo. Dal papà del cyberspazio è arrivato però ieri, nel corso di un'audizione alla camera dei Lord, un monito altrettanto importante. La Rete, questo in sostanza l'esplicita requisitoria di Lee, deve essere mantenuta integra e la privacy dei cittadini salvaguardata dai sistemi in grado di monitorare a fini commerciali e non (il Web come strumento di controllo) l'attività digitali degli utenti. Le violazioni a cui fa riferimento l'inventore del Www sono precise e chiamano in causa anche gli strumenti di "behavioral advertising", quelli che Google & Co. utilizzano per stilare i profili dei navigatori della Rete e confezionare l'invio di pubblicità mirata in base ai gusti delle persone. Berners-Lee chiede in tal senso urgenti e ragionati interventi legislativi, in grado di regolamentare e limitare l'accesso di soggetti terzi e delle autorità governative nella vita digitale dei cittadini. A tutela della privacy di questi ultimi. Le telecamere nella vita privata delle persone sono roba da Grande Fratello televisivo, e per l'inventore del Web la Rete non si presta a essere uno strumento per dare vita a "reality show" non autorizzati.
(il sole 24 ore)
L' invenzione di Internet é stata molto importante perché ha cambiato radicalmente la vita delle persone, però bisogna sempre fare attenzione ai rischi del web.
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