mercoledì 11 marzo 2009

Avanti con il nucleare

On. le Cladio Scaiola.jpgGià nel giorno del giuramento al Quirinale, Claudio Scajola, neo-ministro dello Sviluppo Economico, aveva detto: «Ho un sogno: garantire al mio Paese energia certa, ad un costo ragionevole e in condizioni di assoluta sicurezza e di rispetto dell'ambiente».

Il significato un po' più preciso di questa frase lo si è capito più tardi: «Entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione».

Oggi sappiamo di più: si tratta di 4-5 centrali da 1600 MW, che però non saranno a regime prima di 10 anni e che saranno di «Terza generazione avanzata». I critici hanno male accettato il riferimento alla Terza generazione perché, dicono, «non è sicura e produce troppe scorie».

Premesso che nessuna impresa energetica e nessuna tecnologia può essere «assolutamente sicura», bisogna avere il coraggio di riconoscerlo e di affermarlo: sempre succederanno incidenti mortali. Il problema è quello di ridurli al massimo, compatibilmente con i costi necessari per  dare determinate garanzie. Fin d’ora e in 50 anni di applicazione e generazione energetica nucleare, pari a 10 mila anni di attività delle 442 centrali operative in 31 Paesi, il nucleare civile si è dimostrato l’energia che ha avuto i minori incidenti e che ha, rispetto ad altre attività, il minor rischio operativo.

Molti non sanno che il rischio di morire in un viaggio in auto è superiore del 150-200% a quello di essere colpiti mortalmente da radiazioni nucleari e malgrado ciò un referendum che per questa ragione proponesse l’abolizione delle auto e la chiusura delle autostrade non avrebbe probabilità di successo (almeno in Italia)!

Anche la tragedia di Chernobyl avvenuta in Ucraina nell’86, e dovuta a manovre errate degli operatori e che ha provocato 31 vittime nell’immediato e 19 morti nei 20 anni successivi (l’unico vero incidente tragico nel campo del nucleare), impallidisce rispetto a quanto avvenuto nel campo dell’energia idroelettrica (quasi 2 mila morti alla diga del Vajont), alle 15 mila vittime che, si stima, ogni anno avvengano nel settore del carbone, ai 550 morti dell’esplosione dei serbatoi di gas liquido a Ixhuapetec nel 1984 in Messico o agli oltre 5 mila morti degli ultimi tre anni in Nigeria per gli incidenti agli oleodotti creati dalle popolazioni locali nel tentativo di alimentarsi  direttamente dai tubi.

E veniamo al dilemma: Terza o Quarta generazione? Oppure Terza generazione «avanzata»?

Per capire il salto generazionale è opportuno partire dagli inizi dell’era nucleare. La Prima generazione (Anni 50 e 60 del secolo scorso) deriva dalle applicazioni militari degli Anni 40. La prima centrale nucleare civile è la «Borax III», entrata in funzione nell’Idaho, negli Usa, nel 1954, ma la vera attività commerciale nucleare è legata all’inaugurazione della centrale di Shippingport in Pennsylvania il 26 maggio 1958. Queste centrali operavano prevelentemente con uranio non arricchito e avevano come «moderatore» la grafite e come «termovettore» il biossido di carbonio o l’elio. Sono state abbandonate per la loro insufficiente sicurezza a causa di fenomeni di corrosione.

Le centrali di Seconda generazione, ad uranio arricchito molto più sicure delle precedenti, grazie al controllo

computerizzato, utilizzano come «moderatore» e come «termoconvettore» l’acqua naturale (detta anche acqua leggera) in pressione o bollente.

Le centrali di Terza generazione non cambiano il processo di produzione di elettricità: ciò che cambia è la sicurezza rispetto ad eventuali incidenti.

Ma il vero salto tecnologico si avrà con le centrali di Quarta generazione.

Per queste si potranno usare combustibili diversi dall’uranio (per esempio: il torio, il deuterio, il litio). Non avranno più bisogno di «moderatori », i neutroni viaggeranno a 20 mila Km al secondo e il reattore sarà raffreddato a sodio o a piombo. La loro efficienza sarà molto superiore di quella della Terza generazione e, fatto più importante, permetteranno il riciclo automatico delle scorie e il loro utilizzo ulteriore, limitando fortemente i rischi di emissioni radioattive dei detriti.

Queste sono ancora allo stadio concettuale e sono oggetto di un’iniziativa avviata nel 2000, quando 10 Paesi si sono uniti per formare il «Generation IV International Forum», allo scopo di sviluppare i sistemi nucleari di futura generazione, tra 20-30 anni, subentrando gradualmente alle attuali generazioni di reattori a neutroni termici, in gran parte refrigerati ad acqua.

L’ultima di queste generazioni di reattori a neutroni termici è la Terza, è quanto di meglio possa oggi offrire l’industria e che è da poco sul mercato, la cui applicazione troviamo presso la centrale di Flamanville in Normandia e presso quella di Olkiluoto in Finlandia.

Quest’ultima avrà una potenza di 1600 Megawatt, costi di generazione dell’elettricità inferiori di almeno il 10% rispetto agli altri impianti, riduzione del consumo della materia prima e delle scorie, standard di sicurezza più elevati rispetto agli altri impianti con interramento delle scorie a 500 metri sotto terra in rocce magmatiche e asismiche, ammortamento dell’impianto in 60 anni, prezzo di vendita di 35 euro per Megawatt contro una media europea di 75. Il sindaco di Eurajoki, cittadina vicina alla nuova centrale e i suoi amministrati sono felici, perché otterranno energia elettrica a basso costo e altri beni reali (strade, ospedali, scuole). Nessuno pensa al fenomeno «Nimby» («Not in my backyard», non nel mio cortile), tanto in voga in Italia, e tanto meno alla proposta «Banana» («Build absolutely nothing anywhere near anything», non costruire assolutamente nulla in qualunque luogo vicino a qualunque cosa).

Grazie a questo intelligente atteggiamento della popolazione locale, l’impianto di Olkiluoto comincerà a produrre già nel 2011 e sarà una centrale di Terza generazione avanzata.

(La Stampa, Tuttoscienze)

 

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