L'alluminio ha degli indubbi vantaggi (rapporto leggerezza-resistenza, conducibilità termica ed elettrica, ecc.) che sono però scandalosamente sprecati se destinati a prodotti usa e getta. La produzione dell'alluminio richiede infatti un tale dispendio di energia che quest’elemento viene definito anche elettricità allo stato solido.
Inoltre quella dell'alluminio è una produzione altamente inquinante. Per produrre l'alluminio necessario a costruire una lattina da 33 cl del peso di 16 grammi vengono inquinati:
38 metri cubi di aria (quanto una stanza);
18 litri di acqua (53 volte la sua capienza);
30 centimetri cubi di suolo.
Inoltre la produzione di una lattina:
- Genera circa 800 grammi (50 volte il proprio peso) di rifiuti, in parte anche tossico-nocivi, spesso in paesi del terzo mondo dove viene in buona parte prodotto.
- Produce 24 grammi di anidride carbonica (1,5 volte il proprio peso);
- Richiede in termini energetici un consumo di petrolio equivalente a 5 volte il proprio peso: circa un terzo di lattina è piena di petrolio;
- La sua realizzazione comporta la produzione di circa il 40% del suo peso in scarti di alluminio che dovranno essere riciclati.
È pur vero che il riciclaggio dell'alluminio consuma pochissima energia, "solo" il 5% rispetto alla produzione dell'alluminio primario; tuttavia l'energia primaria necessaria al riciclaggio di una lattina da 33 cl è superiore a quella necessaria al lavaggio/sterilizzazione di una bottiglia a rendere da 0,7 litri.
Inoltre da dati del Ministero dell'Ambiente tedesco risulta che il riciclaggio di una tonnellata di alluminio emette una quantità di diossina 80 volte superiore all'incenerimento di una tonnellata di rifiuti, considerando i limiti attualmente in vigore in Germania per gli inceneritori di nuova generazione.
Tutto questo per un imballaggio "inevitabilmente" usa e getta, visto che non è in alcun modo utilizzabile tale e quale e che nell'80% dei casi finisce ai bordi delle strade, in discarica, o all'incenerimento. Ma anche nella migliore delle ipotesi si tratterà di un dericiclaggio: se ne potrà ricavare cioè solo del materiale più scadente inspiegabile al massimo per realizzare cassettiere, testate per motori, ecc.
Non esiste peraltro la possibilità di recuperare l'alluminio sotto forma di lattina (ma nemmeno in fogli per cucina o accoppiato nei cartoni di tipo Tetra Pack o in altri imballi) dopo l'incenerimento dei rifiuti. L'alluminio non è infatti un metallo magnetico e non può quindi essere separato dalle altre ceneri; inoltre dopo l'incenerimento, se non già combusto, risulterebbe troppo contaminato per essere riciclato. Una sola bottiglia venduta come "vuoto a rendere" da 1 litro, utilizzabile in media 40 volte, fornisce la stessa prestazione di 120 lattine da 33 centilitri!
"Chi compra lattine compra rifiuti" è uno degli slogan in voga in Germania in merito a problema delle lattine; a Monaco di Baviera alcuni comitati hanno chiesto lo smantellamento delle raccolte differenziate dell'alluminio per non creare un alibi all’incremento della produzione di questo materiale così inquinante.
In Danimarca è proibito utilizzare contenitori in alluminio per le bevande.
Infine i vassoi usa e getta di alluminio, raccolti separatamente in mense ed ospizi in Germania, vengono portati a riciclare proprio in Italia.
Appare a questo punto poco opportuno organizzare, sponsorizzata dai produttori di alluminio e dalla Coca Cola, competizioni, ad esempio fra scuole, a chi raccoglie, di fatto però comprandole nei negozi, il maggior quantitativo di lattine.
L'unica competizione ecologica che si possa definire tale in tema di rifiuti è semmai quella tesa alla loro non produzione, visto che in natura non ne esistono!
In Italia se ne gettano ogni anno circa un miliardo e mezzo e se fossero messe una sull’altra coprirebbero la metà della distanza tra la terra e la Luna. Con 10 milioni di lattine un gruppo di volontari dell’AIDO ho costruito a Roma una copia della basilica di San Pietro in scala 1:5. Il "monumento" è rimasto esposto dal dicembre 1997 al marzo 1998 nell’area verde di via Accademia Aldina, lungo la via Cristoforo Colombo.
Si potrebbe allora iniziare proprio dall'esempio del WWF Internazionale che emulando il WWF Svizzera ha recentemente smesso la raccolta dell'alluminio e ha proposto invece di non comperare prodotti confezionati in alluminio!