Iniziata lunedì 2 dicembre, la conferenza sul clima Cop25 organizzata
dalle Nazioni Unite, ha visto un’evoluzione lenta dal punto di vista dei
negoziati e molto proteste dei giovani attivisti.
È un momento importante per la riduzione delle emissioni,
dopo l’accordo di Parigi del 2015, con buoni propositi ma finora disattesi.
I lavori entreranno nel vivo soltanto nei prossimi giorni
con l’arrivo dei ministri: per ora i tecnici di ogni Paese hanno parlato molto del
mercato delle quote di carbonio. Cosa significa? I Paesi virtuosi, che riducono
le emissioni possono vendere le quote di carbonio in eccesso, mentre chi è meno
virtuoso e non riesce a raggiungere i suoi obiettivi, può acquistare le quote. Come
dire: il professore ci assegna un certo numero di esercizi. Chi è veloce può
farne di più e venderli a chi è più lento. Vi sembra una buon sistema?
I favorevoli sostengono che questo sistema ha il vantaggio
di coinvolgere anche il settore privato, che ha interesse a mettere in vendita
quote di carbonio. I contrari sostengono che possa danneggiare la riduzione
delle emissioni perché è sempre possibile acquistare le quote da altri. La
discussione su questo tema va avanti dalla conferenza di Parigi 2015 , quindi
quattro anni senza trovare un accordo, un po’ troppo.
C’è un aspetto che è molto discusso: i Paesi più sviluppati,
che oggi possiedono le migliori tecnologie, sono anche quelli in grado di
ridurre le emissioni, ma nel passato proprio loro le hanno portate a livelli
altissimi. Tuttavia oggi soprattutto i Paesi in via di sviluppo, meno
attrezzati e meno ricchi, pagano le conseguenze più gravi delle alterazioni
climatiche, soprattutto con l’innalzamento dei livelli dei mari, siccità,
desertificazione.
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