sabato 20 luglio 2019

L’aria che tira nelle nostre case

Trascorriamo fino al 90% del nostro tempo al chiuso per lavorare, studiare, mangiare, fare sport, dormire, giocare. Siamo la cosiddetta “generazione indoor” e proprio per questo respiriamo più inquinanti presenti negli ambienti interni. Ogni giorno respiriamo fino a 9.000 litri d’aria, e la qualità dell’aria indoor può essere peggiore rispetto a quella outdoor.

Secondo una recente ricerca  su un campione di abitanti del Nord Italia, 1 persona su 2 ritiene la qualità dell’aria in casa migliore di quella esterna e solo il 14% del campione mostra di comprendere gli effetti dell’inquinamento domestico sul benessere.

Funghi, muffe e odori non sono percepiti come particolarmente rilevanti, mentre fumo di sigaretta e polveri sottili – considerati come pericolosi soprattutto nelle grandi città – non sono ritenuti diffusi all’interno degli spazi indoor.
Eppure l’inquinamento può anche essere prodotto internamente dalle nostre attività quotidiane e dagli oggetti domestici – fumi, odori e particelle inquinanti emessi da fornelli a gas e processi di cottura del cibo; benzene e COV (Composti Organici Volatili) rilasciati da prodotti per la pulizia e la cura personale, profumi o candele profumate; formaldeide e polimeri emessi da mobili, materiali edili e isolanti, vernici, finiture per pavimenti; muffa e spore di muffa provenienti da zone umide. Agenti inquinanti che si accumulano nelle nostre case e spesso rimangono invisibili. Insomma, l’inquinamento non è più solo un problema dell’ambiente esterno, serve prendere coscienza dell’importanza dell’aria che “tira in casa”.

La stanza della casa considerata più inquinata è la cucina, seguita a distanza da camera da letto, bagno e soggiorno.

Tra le strategie adottate per limitare l’inquinamento interno prevalgono le norme dettate dal buon senso: areare spesso l’ambiente domestico, evitare di fumare in casa, cambiare spesso biancheria e lenzuola, utilizzare un aspirapolvere di buona qualità per le pulizie.

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