Il riscaldamento climatico con le conseguenze ormai non può più essere considerato una minaccia futura, ma è una presenza nella nostra vita. E' adesso. Il nostro compito non è scongiurarlo ma limitarne gli effetti affinchè non portino ad un drammatico sconvolgimento del pianeta e delle nostre vite.
L'influenza sull'area del Mediterraneo che noi abitiamo è tale che si parla di tropicalizzazione, con temperature elevate nell'intero corso dell'anno e precipitazioni violente e abbondanti concentrate in alcuni periodi. A questo fenomeno climatico si aggiunge anche l'innalzamento del livello del mare, le cui conseguenze, almeno in quest'area, sono difficili da stimare. Non è solo l'innalzamento del livello del mare, ma tutte le dinamiche, da quelle tettoniche alla struttura dei fondali, che influiscono
sulla situazione presente dei nostri mari. Il Mediterraneo è un mare chiuso, quasi un grande lago, staccato dal resto delle acque marine, collegato agli oceani solo dallo Stretto di Gibilterra da qui passa un milione di metri cubi d'acqua al secondo.
Le temperature più alte colpiscono anche gli ecosistemi marini, e in conseguenza di ciò le specie animali e vegetali tendono a spostarsi verso nord. A questo si aggiungono anche le specie tropicali (provenienti dal Canale di Suez) che trovano nelle acque del nostro mare una temperatura adatta e un ambiente più ospitale.
Da questo corridoio, creato nel 1869, sono entrate molte specie: alcune di queste sono innocue, altre invece possono avere un grande impatto sugli ecosistemi, nutrendosi per esempio di specie pescate dall'uomo.
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