Il ritorno dallo spazio dopo una lunga permanenza sulla
stazione spaziale Iss rappresenta una sfida per l’organismo, una condizione di
crisi fisica dalla quale devono riprendersi e che richiede alcuni mesi. Nel
primo periodo viene ritirata anche la patente, non possono guidare
l’automobile.
Stare nello spazio diversi mesi significa accelerare
l’invecchiamento. I cambiamenti incominciano dalla perdita di calcio nelle ossa
(osteoporosi) che diventano deboli e fragili. E’ per questo che quando escono
dalla Soyuz gli assistenti adagiano con delicatezza gli astronauti sulle
poltrone. La ripresa completa richiede alcuni mesi. Il sistema vestibolare, che
ha sede nell’orecchio e si occupa dell’equilibrio, si era regolato senza la
gravità provocando nei primi giorni in orbita pure qualche fastidio, ha bisogno
di qualche settimana per garantire il perfetto funzionamento. Tra l’altro i
recettori della pianta dei piedi inviano segnali errati al cervello che
traggono in inganno nella deambulazione.
Altrettanto gli occhi devono riconquistare la normalità: il
60 per cento degli astronauti in orbita ha problemi alla vista. Il sistema
cardiocircolatorio ha bisogno di riprendere le precedenti condizioni: in orbita
il sangue fluisce facilmente alla testa a causa dell’assenza di gravità e per
questo i volti degli astronauti appaiono gonfi e più rosei. Tornati a terra il
cuore, che lassù faceva meno fatica a pompare, deve di nuovo forzare il flusso
proprio per vincere la gravità e anche questo richiede un po’ di tempo. Tra
l’altro il cuore proprio perché fa meno fatica riduce la sua massa in alcuni
casi anche di un terzo ma poi deve riprendere le sue condizioni e dimensioni
iniziali. Come il muscolo del cuore anche gli altri muscoli del corpo si indeboliscono
ed è necessario per i primi mesi una intensa riabilitazione. Non basta che in
orbita gli astronauti facciano circa due ore al giorno di ginnastica. Insomma
tutto il corpo viene alterato nelle lunghe permanenze di 5-6 mesi che ora sono
la norma, in maniera profonda. A cominciare dal sistema di difesa immunitario
che si abbassa nelle sue capacità rendendo gli astronauti più vulnerabili alle
malattie e anche questo aspetto fondamentale richiede un riassetto totale.
Insomma in media sono necessari cinque-sei mesi a seconda del soggetto per
stabilire il ritorno completo alla normalità.
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