sabato 4 settembre 2010

Roma 1960, i Giochi della gioia

 

new_logo_roma_60_jpg_interno.jpgCome Roma 1960 nessuno mai. A cinquant’anni esatti, le Olimpiadi della Città eterna rimangono un’edizione unica e irripetibile: per l’atmosfera entusiasta che si respirava sono passati alla Storia come i «Giochi della felicità».

Dopo Roma, ogni Olimpiade ha avuto boicottaggi (nazioni che per ragioni politiche non facevano partecipare i loro atleti) e momenti tragici, come la strage nel 1972 dei 17 israeliani uccisi dai terroristi palestinesi nel villaggio olimpico di Monaco. A Roma invece l’atmosfera era gioiosa e rilassata per le 83 delegazioni straniere che portarono uno squadrone di 5.346 atleti (4.734 uomini e appena 612 donne).

La Germania partecipò unita con i suoi campioni dell’Est e dell’Ovest. Solo la Cina rinunciò, perché non accettava la presenza di Taiwan, l’isola ribelle. Roma ospitò perfino il Sudafrica, assurto a vergogna internazionale per la politica dell’apartheid – cioè la segregazione razziale della gente di colore – che praticava.

I Giochi si inaugurarono il 25 agosto davanti a 80 mila spettatori nello stadio Olimpico e accolsero fino all’11 settembre oltre un milione e mezzo di turisti-tifosi. Quei Giochi segnarono anche l’inizio della grande era mediatica, cioè della tv padrona degli eventi sportivi: da tutto il mondo i telespettatori rimasero incantati dalle immagini che arrivavano (ancora in bianco e nero) delle gare di lotta libera e di ginnastica che si tenevano negli affascinanti set archeologici della Basilica di Massenzio e delle terme di Caracalla. A Castelgandolfo andò in scena il canottaggio e tutta l’Urbe era illuminata a festa, dal nuovo PalaEur, fino al villaggio del Foro Italico.

 

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