L'estinzione di animali e piante sta privando l'umanità di risorse importanti.
Gran parte delle specie selvatiche sono, infatti, riserve di cibo, di patrimonio genetico e di farmaci. Distruggerle equivale a un lento ma inesorabile suicidio. Le circa 7.000 specie vegetali che l'uomo ha coltivato nel corso della sua storia sono solo una piccola parte delle piante commestibili che secondo alcune stime superano le 30.000. E, sebbene attualmente siano appena una ventina quelle che sfamano la popolazione del Pianeta (la metà di tutti i raccolti del mondo è costituita da mais, riso e frumento) una tale ricchezza ci mette al riparo da carestie e disastri.
Cosa succederebbe, infatti, se un parassita o una malattia cominciassero a colpire i nostri raccolti, distruggendoli? Avere a disposizione un patrimonio ricco di specie commestibili è una buona assicurazione per il futuro. Ogni volta che una di loro si estingue abbiamo nel caricatore una pallottola in meno da sparare.
Per non parlare, poi, della nostra salute. La penicillina (un antibiotico molto usato perché in grado di sconfiggere diverse specie di batteri), la morfina (una sostanza capace di alleviare il dolore) e l'aspirina (un medicinale per attenuare la febbre e per combattere le infiammazioni) vengono dalla natura o da formule chimiche trovate in essa. Più della metà dei farmaci oggi in circolazione deriva da principi attivi trovati nelle piante.
Da qualche tempo la ricerca si sta dedicando con sempre maggiore interesse anche agli invertebrati, sia marini sia terrestri.
E così ogni anno si scoprono sostanze nuove. Grazie a un mollusco è stato ottenuto un potente antidolorifico. Da un piccolo organismo marino che vive ancorato sui fondali del Mar dei Caraibi e del Mediterraneo, deriva una sostanza che combatte il cancro.
In Francia esiste addirittura un centro dove vengono studiati insetti provenienti dagli angoli più remoti del mondo. Anche in questo caso gli scienziati cercano "ricette" utili per la medicina.
Perché proprio negli insetti? La risposta è semplice. Non prendono mai infezioni. Se vengono punti con un ago contaminato da germi, nel giro di poche ore producono una quantità di piccole molecole che uccidono i batteri e quindi guariscono. Studiando queste molecole i ricercatori sperano di trovare principi attivi capaci di combattere, anche nell'uomo, infezioni batteriche e virali.