Sembra fantascienza, ma prima di sorprenderci per questo progetto dovremmo indignarci per il fatto di averne bisogno: Orproject, studio di architettura con sede in Cina, India e Gran Bretagna, ha proposto la sua soluzione-tampone per permettere ai cittadini di Pechino di tornare a respirare aria pulita, ossia costruendo un’enorme serra su una porzione di città.
L'aria della capitale cinese è talmente inquinata che supera i propri record negativi in continuazione. A volte le sostanze inquinanti sono talmente compatte nell’aria da non permettere agli aerei di decollare. E pur non essendo a quel livello, anche Nuova Delhi sta rischiando di entrare nel guinness dei primati delle metropoli più inquinate del mondo, e difatti il progetto è dedicato anche all’India. L’idea è stata battezzata col nome di Bubbles, perché si tratta proprio di ‘bolle’ d’aria pulita, serre costruite con un materiale ultraleggero e trasparente che ricoprono una grande area cittadina, all’interno delle quali viene pompata aria fresca e pulita. Orproject immagina all’interno delle sue Bubbles parchi, giardini botanici, e, perché no, anche scuole, playground, centri di medicina, ristoranti, luoghi dove le persone possano rilassarsi e trovare servizi, e i bambini crescere respirando a pieni polmoni. Ovviamente potrebbero essere costruite all’interno della serra anche abitazioni e uffici, anche se sorge spontanea la domanda su quale risicata fetta di popolazione ne beneficerebbe.
La superficie trasparente delle Bubbles si ispira alle venature delle foglie per quanto riguarda la struttura, che deve essere assolutamente leggera ed è progettata anche per risultare economica. Al suo interno, un sistema di riscaldamento interrato garantisce una temperatura ottimale, che permetta alle persone di stare a proprio agio ma anche alla vegetazione di crescere rigogliosa, mentre la fornitura elettrica arriva dai pannelli solari sistemati sulla superficie della serra.
venerdì 28 marzo 2014
martedì 25 marzo 2014
Biocarburanti da rifiuti: fino al 16% del fabbisogno del trasporto europeo su strada
I carburanti ottenuti da rifiuti e sottoprodotti potrebbero soddisfare fino al 16% del fabbisogno europeo di energia per i trasporti su strada, tagliando l'import di petrolio, iniettando 15 miliardi nell'economia rurale e creando fino a 300mila nuovi posti di lavoro. Ad affermarlo un nuovo report realizzato da associazioni ambientaliste e industriali.
Lo studio, che ha tra i committenti, accanto al WWF, compagnie come British Airways e Virgin Airways fa i conti sul potenziale energetico dell'enorme quantità di rifiuti e scarti che produciamo in Europa tra settore agricolo, industriale e residenziale. Si parla di 900 milioni di tonnellate all'anno di materiale organico, dei quali circa 220 milioni potrebbero essere usati a fini energetici: ad esempio ci sono 139 milioni di tonnellate di residui agricoli, 44 milioni di tonnellate di organico da rifiuti urbani, 40 milioni di di tonnellate di scarti forestali e 1 milione di tonnellate all'anno di olio di frittura usato.
La stima è che ottenendo carburanti da questa enorme quantità di materia organica sprecata si possano rimpiazzare fino a 37 milioni di tonnellate di petrolio soddisfacendo, come detto, il 16% del fabbisogno di carburanti per il trasporto su strada.
Lo studio, che ha tra i committenti, accanto al WWF, compagnie come British Airways e Virgin Airways fa i conti sul potenziale energetico dell'enorme quantità di rifiuti e scarti che produciamo in Europa tra settore agricolo, industriale e residenziale. Si parla di 900 milioni di tonnellate all'anno di materiale organico, dei quali circa 220 milioni potrebbero essere usati a fini energetici: ad esempio ci sono 139 milioni di tonnellate di residui agricoli, 44 milioni di tonnellate di organico da rifiuti urbani, 40 milioni di di tonnellate di scarti forestali e 1 milione di tonnellate all'anno di olio di frittura usato.
La stima è che ottenendo carburanti da questa enorme quantità di materia organica sprecata si possano rimpiazzare fino a 37 milioni di tonnellate di petrolio soddisfacendo, come detto, il 16% del fabbisogno di carburanti per il trasporto su strada.
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