II mercato mondiale delle nano-tecnologie sfiora i mille miliardi di dollari. Un risultato che pareva incredibile nel 74, quando Norio Taniguchi, dell'univer¬sità di Tokyo, coniò il termine "nanotech". Sono ormai 170 le società, piccole e grandi, che anche nel nostro Paese si sono lanciate in un comparto del tutto nuovo che crea materiali più leggeri, resistenti ed economici di quelli tradizionali polimerici. Le applicazioni sono infinite: dalle vernici isolanti ai tessuti che non si strappano e non si sporcano, dai nano tubi al carbonio a uno spray che una volta steso su una superficie, la trasforma in pannello fotovoltaico. Nanoparticelle sono utilizzate nella produzione di co¬smetici, nei sistemi di diagnostica medica e nell'elettronica per creare batterie di maggior durata, hard disk di elevatissima capacità e chip microscopici. Per esempio, transistor grandi circa 18 nanometri: una moneta da 1 euro potrebbe contenerne alcuni miliardi. Si stanno inoltre evolvendo metodi avanzati per la somministrazione di farmaci, protesi mediche più resistenti, memorie ram più dense, sistemi di produzione e stoccaggio dell'energia più efficienti.
L'ultima novità sembra una sem¬plice salvietta umidificata per lavarsi le mani. Ma passata su un vetro, lo rende compatto, idrorepellente e resistente a urti e graffi. Tanto da far diventare superfluo per anni l'uso dei detersivi per pulirlo: basterà sfiorarlo con un panno umido. La salvietta, importata in Italia da un'azienda bergamasca, è imbevuta di una soluzione che reagisce con la catena molecolare della silice contenuta nel vetro. L'applicazione può essere eseguita da chiunque sia interessato a modificare molecolarmente le finestre di casa, il box della doccia o il tergicristallo dell'auto.
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