mercoledì 29 febbraio 2012

Anno bisestile

bisestile.jpgNonostante il passare dei secoli, la tradizione popolare e' dura a morire. Troppo forte la convinzione che la sua eccezionalita', come le eclissi, fosse foriera di sciagure e disgrazie. E dire che ci volle una bolla papale per stabilirne d'ufficio l'adozione: "Affinche' in futuro l'equinozio non anticipi rispetto al 21 marzo stabiliamo che si debba continuare a intercalare un bisestile ogni quattro anni (...) in modo che febbraio abbia 29 giorni", scrisse nel 1582 papa Gregorio XIII, che lego' cosi' il suo nome al nuovo calendario.


Prima la discrezionalita' era stata la regola. I Romani, per esempio, "inserivano" il giorno in piu' dopo il 24 febbraio, il sesto giorno prima delle Calende di marzo. Un doppione cui venne dato il nome di "bis sexto die" (sesto giorno ripetuto) che diede origine al nome attuale. Gli egizi, per i quali l'anno bisestile fu a lungo uno sconosciuto, ebbero modo di vedere le conseguenze delle maggior durata (sei ore) dell'anno civile rispetto a quello solare.


"Poiche' le dinastie egiziane non hanno mai introdotto l'anno bisestile nel loro calendario civile - scrisse l'egittologo Stephen Edwards - ogni quattro anni l'anno nuovo avanzava di un giorno intero. Come conseguenza dopo 730 anni (le stagioni, ndr) si erano completamente invertite rispetto all'anno all'anno solare". Risultato: un completo "capovolgimento" climatico.


Eppure il fatto che l'anno bisestile oggi sia universalmente accettato non deve essere considerata una faccenda di poco conto: da anni infatti l'Onu discute, senza risultato, se spostare o meno le lancette del mondo avanti di un secondo per un'opera di "sincronizzazione" a livello globale.

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