Nell’anno della grande crisi le imprese aprono le porte soprattutto a laureati e diplomati.
In testa alla preferenze si mantengono economisti e ingegneri insieme a ragionieri e periti. Intendiamoci, l’aumento è solo percentuale, perché in valori assoluti quest’anno il numero dei nuovi contratti è sceso.
Ma se la crisi morde sull’occupazione le figure a maggiore professionalità sono in aumento. Anche perché la recessione ha colpito soprattutto il settore manifatturiero e quello edilizio.
I dati smentiscono che i titoli di studio non servano.
Il 12% delle assunzione riguardano laureati e il 42% sono dirette a giovani diplomati, per un totale del 53%.
Nella classifica delle lauree più richieste, dopo quella in Economia e commercio si piazzano gli ingeneri (soprattutto elettronici, informatici e industriali) seguiti dal medici e dagli infermieri.
Tra i diplomati si confermano al primo posto i ragionieri seguiti a distanza dai periti e dai diplomati nelle scuole turistiche e alberghiere.
Anche sotto il profilo dei titoli di studio richiesti si conferma il forte divario tra Nord e Sud: laurea e diploma sono più richiesti al Nord- Ovest ( 60% del totale) e al NordEst ( 53,6%). La percentuale di posti riservati a neo-dottori e diplomati scende al Centro (53,3%) e soprattutto al Sud, dove è pari al 50,1%, con solo il 9% delle assunzioni riservata ai laureati. Nella classifica delle province, Milano, Torino e Roma si confermano quelle dove il maggior numero di opportunità è riservato ai laureati. In coda, invece, Imperia, Grosseto e Asti, dove la laurea conta meno nella lotta per accaparrarsi un posto di lavoro.
Resta una discordanza tra i bisogni delle aziende e le qualifiche dei giovani così spesso le imprese assumono candidati con qualificazioni più basse di quanto cercavano per poi formarli dopo l’assunzione.
E allora, buon anno scolastico!
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