Quante tonnellate di anidride carbonica vengono immesse nell’atmosfera ogni giorno per produrre qualcosa di totalmente naturale e innocuo, come l’acqua che beviamo? Parecchie, a cominciare dal fatto che la plastica con cui sono fatte le bottiglie di acqua minerale è derivata dalla lavorazione del petrolio. Oggi Fonti di Vinadio, società che produce l’acqua minerale Sant’Anna, commercializza sul mercato italiano la prima bottiglia in materiale plastico di derivazione totalmente naturale, che si ricava dalla fermentazione degli zuccheri di alcune piante anziché dal petrolio.
“L’impiego di risorse annualmente rinnovabili, anziché del petrolio, per produrre questa plastica naturale – spiega in un comunicato l’imprenditore Alberto Bertone, Ceo di Fonti di Vinadio, il primo a credere fermamente nella sperimentazione del nuovo materiale prodotto da Ingeo - riduce la dipendenza dai combustibili fossili. E grazie a processi manifatturieri più sostenibili contribuisce all’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica, la causa principale dell’effetto serra. Sostituendo il petrolio con una risorsa rinnovabile di origine vegetale, si impiega il 67 per cento di combustibili fossili in meno rispetto alle plastiche tradizionali”.
Bertone ci aiuta a farci un’idea più chiara con un esempio illuminante. “Se consideriamo 50 milioni di biobottiglie del peso di 27 grammi ciascuna, rispetto alla stessa quantità di bottiglie prodotte in comune PET, risparmiamo 13.600 barili di petrolio, ovvero la stessa quantità di energia che serve a fornire elettricità a 40.000 persone per un intero mese! Inoltre, riduciamo le emissioni di anidride carbonica pari a quelle emesse da 3.000 auto che percorrono in un anno circa 10.000 chilometri ciascuna!”. E il Ceo avverte: “A Vinadio siamo in grado di produrre 50 milioni di bottiglie in una settimana di lavoro. E oggi in Italia si devono smaltire ogni anno oltre 5 miliardi di bottiglie”.
Un bel risparmio per l’ambiente. Che però ci dà anche un’idea a dir poco raccapricciante dell’impatto che l’acqua minerale ha avuto finora sull’ambiente. Alleggerito il peso ambientale degli involucri, rimane il fatto che l’acqua in bottiglia viaggia, in massima parte su gomma, in lungo e in largo per l’Italia e per il mondo, (qui il file pdf di una tabella con qualche calcolo chilometrico fatto da Altraeconomia) creando nel suo percorso emissioni nocive tanto quanto quelle causate dalla produzione di bottiglie in PET. L’acqua del rubinetto, al contrario, arriva a casa nostra a zero impatto e la sua qualità non ha niente da invidiare a quella delle minerali.
L’auto elettrica può essere la svolta del futuro. L’assenza di emissioni di Co2 la renderebbe perfetta per le esigenze ambientali. L’anidride carbonica è infatti la principale causa dell’effetto serra e del riscaldamento globale del pianeta. Su questa situazione le emissioni delle autovetture hanno una certa responsabilità. Il mercato dell’auto si sta orientando sempre più verso veicoli con alimentazione ibrida, propulsori alimentati sia con carburante che elettricamente. Le industrie automobilistiche stanno spingendo verso propulsori elettrici alimentati con batterie al litio. Sì il litio, quello utilizzato per le batterie dei telefonini cellulari che non provoca il così detto effetto memoria. Si tratta di un metallo alcalino presente in alcune rocce che per essere estratto presenta non poche difficoltà. La maggiore concentrazione di litio è presente in Bolivia, dove è stato varato un progetto pilota che prevede la realizzazione di un impianto industriale per l’estrazione. Ma già si stima che il prezzo del prodotto è destinato a salire e che le riserve non saranno sufficienti per la richiesta del mercato automobilistico e che si esauriranno in breve tempo. Per di più gli impianti per la lavorazione del litio producono biossido di zolfo, un gas altamente cancerogeno. La situazione non si presenta rosea; la presenza dell’uomo sulla terra, negli ultimi cento anni, ha favorito gli attuali livelli di concentrazione di gas serra che senza l’intervento antropico sarebbero stati prodotti naturalmente in settemila anni, questo il dato emerso dal Congresso sul Clima, organizzato dall’Universita’ Ca’ Foscari di Venezia. Secondo Vincenzo Pepe di FareAmbiente “bisogna ridurre i consumi per scongiurare una vera e propria recessione ambientale. In Giappone, paese attento alle problematiche ambientali, alla ricerca di nuove fonti energetiche alternative - prosegue Pepe - il livello di attenzione è alto per la crescita di emissioni di Co2. Occorre uno sforzo per salvare il pianeta”. Solo una politica ambientale mirata al risparmio energetico e all’impiego di risorse energetiche rinnovabili può venire incontro alle esigenze dell’umanità.
