giovedì 12 febbraio 2009

Il coraggio di cambiare

mitsubishiimiev.jpgEntro il 2020 gli Usa potrebbero sostituire tutti i veicoli circolanti nel 2007 con mezzi elettrici a batteria alimentati da 73-144mila macchine eoliche da 5 MW, un numero di turbine inferiore ai 300mila aeroplani che vennero costruiti durante la seconda guerra mondiale, riducendo di un buon terzo le emissioni di CO2 degli Stati Uniti ed eliminando praticamente tutte le 15mila morti all’anno connesse all’inquinamento atmosferico veicolare. Questo conto l’ha pubblicato di recente Mark Jacobson, dell’università di Stanford in California, nell’ambito di un’accurata comparazione tra diverse fonti energetiche. Dai suoi calcoli la combinazione eolico/veicoli a batteria risulta di gran lunga la più conveniente in termini di economia, salute, indipendenza energetica, emissioni di inquinanti e gas serra, uso dell’acqua e salvaguardia della produzione di cibo.
E pensare che cento anni fa la maggior parte degli esperti americani di mobilità la pensava esattamente nello stesso modo, come si legge nell’avvincente – e non tradotto in italiano – “Internal combustion” di Edwin Black, noto giornalista del New York Times. Black, documenti alla mano, dimostra nel libro che se gli Usa sono nella situazione trasportistica ed energetica in cui sono, questo lo si deve a una serie fenomenale di complotti messi in campo da industriali e speculatori senza scrupoli per stroncare lo sviluppo di batterie efficienti e leggere per le auto elettriche da parte del leggendario inventore Thomas Alva Edison, stroncare il trasporto pubblico di massa su tram, fiorentissimo negli Usa fino agli anni trenta, stroncare persino l’elettrificazione delle ferrovie, che paradossalmente proprio in America venne inventata, per poi essere copiata in Europa e abbandonata negli Usa.
Il bello è che in quel paese circolano attualmente un numero piccolissimo di Suv Toyota Rav4 completamente elettrici con speciali batterie agli idruri metallici, che i fortunati proprietari ricaricano con corrente fotovoltaica autoprodotta sul tetto di casa senza spendere un centesimo. Il bello è che l’azienda che produceva quelle batterie, acquisita dieci anni fa dalla Chevron-Texaco, è stata rapidamente smantellata, proprio per evitare che il “virus” dell’autosufficienza energetica si diffondesse a macchia d’olio tra gli automobilisti, in un paese che è stato la patria del petroliere per antonomasia Rockefeller e che ha mantenuto Bush padre e figlio, entrambi petrolieri, per ben sedici anni al comando supremo della nazione più potente della Terra… Speriamo che il messaggio di Jacobson venga ascoltato dalle attente orecchie del nuovo presidente, che mostra segni di profondo cambiamento rispetto alle politiche del predecessore.
E da noi? In Italia l’auto elettrica vivacchia, con un solo vero produttore e prezzi alti, che risentono della scarsissima diffusione di questi mezzi con i quali, posso garantire per esperienza personale quasi quotidiana, si gode di una mobilità urbana del tutto normale, anzi, in virtù dell’assenza del complicato, sporco e rumoroso motore a scoppio, si evitano le perdite di tempo e i costi dei rifornimenti, delle manutenzioni, dei cambi d’olio ecc. In Italia abbondano invece i motori a combustione interna – record europeo con 600 veicoli ogni 1000 abitanti – in particolare i mefitici diesel, di conseguenza non mancano anche i morti di cancro, dovuto all’inalazione di polveri e altri micidiali prodotti di scarico. Solo nella provincia di Bologna le morti premature imputabili alla scarsa qualità dell’aria sono 200 l’anno, come calcola la locale azienda sanitaria, da moltiplicare per tutte le province della valle padana, il cui livello di inquinamento brilla persino nelle carte da satellite, al pari di quello della Ruhr e della costa cinese. E l’eolico? Dice l’Anev che abbiamo raggiunto i 3000 MW installati, ma l’energia elettrica prodotta col vento è appena il 2% di quella consumata, contro percentuali ben più rilevanti non solo in Germania e Danimarca ma persino in Spagna, che senza dire niente a nessuno in dieci anni si è costruita un parco eolico impressionate, con una potenza di 15mila MW, e conta di raddoppiarlo entro qualche anno. Insomma, se vogliamo usare un eufemismo, abbiamo molte opportunità per migliorare. Bisogna vedere se c’è qualcuno “lassù” che ha il coraggio di intraprendere l’unica strada che porta fuori dal disastro in cui ci siamo o ci hanno cacciati.

martedì 10 febbraio 2009

M'illumino di meno 2009

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Dal 9 al 13 febbraio la Commissione europea ha organizzato EUSEW 2009, la settimana dell’energia sostenibile e per il quinto anno consecutivo  Caterpillar - la nota trasmissione di RAI RADIO 2 - lancia per il 13 febbraio 2009 M’illumino di meno, la grande giornata di mobilitazione internazionale in nome del risparmio energetico. 

Dopo il successo delle passate edizioni, i conduttori Cirri e Solibello chiederanno nuovamente agli ascoltatori di dimostrare che esiste un enorme, gratuito e sotto utilizzato giacimento di energia pulita: il risparmio. L’invito rivolto a tutti è quello di spegnere luci e dispositivi elettrici non indispensabili il 13 febbraio 2009 dalle ore 18

Nelle precedenti edizioni M’illumino di meno ha contagiato milioni di persone impegnate in un’allegra e coinvolgente gara etica di buone pratiche ambientali. Semplici cittadini, scuole, aziende, musei, gruppi multinazionali, società sportive, istituzioni, associazioni di volontariato, università, commercianti e artigiani hanno aderito, ciascuno a proprio modo, alla Giornata del Risparmio.  Lo scorso anno il “silenzio energetico” coinvolse simbolicamente le piazze principali in Italia e in Europa: a Roma il Colosseo, il Pantheon, la Fontana di Trevi, il Palazzo del Quirinale, Montecitorio e Palazzo Madama, a Verona l’Arena, a Torino la Basilica di Superga, a Venezia Piazza San Marco, a Firenze Palazzo Vecchio, a Napoli il Maschio Angioino, a Bologna Piazza Maggiore, a Milano il Duomo e Piazza della Scala ma anche Parigi, Londra, Vienna, Atene, Barcellona, Dublino, Edimburgo, Sofia, Palma de Mallorca, Lubiana si sono “illuminate di meno”, come altre decine di città in Germania, in Spagna, in Inghilterra, in Romania. 

Anche grazie al contributo di ANCI e ANPCI nella diffusione capillare dell’iniziativa, molte città italiane si sono mobilitate per coinvolgere i comuni gemellati all’estero: un passaparola virtuoso che ha consentito di spegnere luci davvero in ogni parte del mondo. Dopo il successo europeo dell’edizione 2008, per il 2009 vorremmo dar spazio non solo alle istituzioni ma anche ai cittadini d’Europa, invitando tutti, insegnanti, sportivi, professionisti, associazioni, a creare gemellaggi inediti tra categorie o tra singoli individui diffondendo la campagna di sensibilizzazione oltre confine.

La campagna di M’illumino di meno 2009, che ha ottenuto il patrocinio del Parlamento europeo per il secondo anno consecutivo, inizia il 12 gennaio e si protrarrà fino al 13 febbraio, dando voce al racconto delle idee più interessanti e innovative, in Italia e all’estero, per razionalizzare i consumi d’energia e di risorse, dai piccoli gesti quotidiani agli accorgimenti tecnici che ognuno può declinare a proprio modo per tagliare gli sprechi. 

Vai al sito di M'illumino di meno

mercoledì 4 febbraio 2009

Il Picco dell'acqua

crisi_acqua1233606576.jpgLa lasciamo scorrere distrattamente dai rubinetti, eppure l’acqua si sta esaurendo. Mentre il mondo discute del picco del petrolio, il Pacific Institute della California, nel volume The World’s Water introduce, per la prima volta nella storia, il concetto di “peak water”.

Il volume 2008-2009 del rapporto biennale evidenzia che l’inquinamento, l’abuso e la cattiva gestione delle risorse idriche minacciano la produttività economica, la salute umana, gli ecosistemi e la sopravvivenza stessa.

Il testo, che peraltro presenta una serie di dati sulla disponibilità di acqua nelle varie parti del mondo, offre, in un capitolo, una valutazione della difficile situazione idrica della Cina, dovuta al suo rapido sviluppo. Non è ancora possibile prevedere se questo Paese arriverà ad una catastrofe ma è necessario comprendere che esiste un limite alla disponibilità di acqua. Alcune zone si stanno già avvicinando ai limiti sostenibili di estrazione e uso delle risorse idriche. Conoscere gli effetti che il superamento di tali limiti comporta per la produzione di alimenti, per il benessere economico e per l’ambiente, può aiutare a sviluppare nuove modalità di gestione e di utilizzo di acqua. Nel testo, quindi, vengono illustrate le strategie, le tecnologie e le modalità che le città possono adottare per soddisfare la crescente domanda di acqua.
Peter Gleick
Peter Gleick, direttore del Pacific Institute of California

Come sottolinea nella prefazione al volume Malin Falkenmark, professore del Stockolm International Water Institute e del Stockolm Resilience Center, in molti paesi la percezione della sicurezza dell’acqua sta iniziando a dissolversi.

Allarmante è il fatto che per la prima volta si parli di “picco dell’acqua”: il mondo ha consumato più della metà dell’acqua disponibile ed il rischio è quello che in futuro scoppino altre guerre per l’approvvigionamento di tale risorsa, come è già avvenuto in passato.

“C’è tanta acqua nel pianeta ma stiamo per fare i conti con una crisi per il venir meno di acqua gestita in maniera sostenibile”, ha dichiarato Peter Gleick, direttore del Pacific Institute.

Crediamo che alcune risorse, quelle di cui usufruiamo quotidianamente e a cui possiamo accedere con estrema facilità, siano infinite. Le consumiamo indiscriminatamente, senza fermarci mai a riflettere, dando per scontato che, così come oggi, anche domani saranno disponibili a noi, ai nostri figli, ai nostri nipoti.
acqua limpida
E' necessaria una migliore gestione delle risorse idriche per evitare che queste si esauriscano

Un giorno però succede qualcosa e ci accorgiamo che la nostra era soltanto una falsa credenza e che anche ciò che consideriamo eterno in realtà ha un limite. È quello che è successo con l’ oro nero ed è lo stesso che sta accadendo adesso con l’oro blu, tesoro ben più prezioso.

L’era dell’accesso facile alle risorse idriche sta per finire e, come è accaduto per il petrolio, siamo giunti adesso al “picco dell’acqua”.

La teoria del picco, proposta nel 1956 dal geofisico Marian King Hubbert, riguarda l’evoluzione temporale della produzione di una qualsiasi risorsa minerale o fonte fossile esauribile o fisicamente limitata: il punto di produzione massima oltre il quale la produzione può soltanto diminuire, viene detto picco di Hubbert. Raggiunto il picco ha inizio il declino, prima lento poi via via sempre più rapido.
Marian King Hubbert
Marian King Hubbert, il geofisico che nel 1956 propose la teoria del picco

Inizialmente nessuno diede credito alla teoria di Hubbert. Negli anni ’70 però cambiò tutto e le due crisi petrolifere che misero in ginocchio l’America (nel 1973 e nel 1979) resero Hubbert uno dei più celebri geofisici del mondo: 48 Stati raggiunsero, effettivamente, il loro picco di produzione.

Il petrolio rappresenta oggi circa il 40% dell’energia primaria ed il 90% di quella utilizzata nei trasporti. Percentuali altissime, non c’dubbio. Eppure il petrolio non è insostituibile. All’oro nero, in molti campi, potranno subentrare le fonti rinnovabili (come il solare o l’eolico) o sostituti con un maggior impatto ambientale (come il nucleare). Soluzioni migliori o peggiori ma, in ogni caso, esistenti. L'uso di petrolio, inoltre, non è essenziale alla vita umana. Già ridurre sprechi e consumi inutili ci permetterebbe di affrancarci da gran parte dei suoi utilizzi.

Con cosa, invece, sostituiremo l’acqua quando questa finirà o sarà riservata ai ricchi e ai potenti? Come potremmo continuare a vivere senz’acqua?