lunedì 31 marzo 2025

I data center hyperscale

I data center sono fondamentali per il funzionamento dell'infrastruttura digitale globale, ospitando server che gestiscono e archiviano enormi quantità di dati. La loro distribuzione geografica varia significativamente, con una concentrazione maggiore in alcune regioni.

Secondo i dati disponibili, gli Stati Uniti ospitano circa 5 mila dei data center mondiali, seguiti – a grande distanza - da Germania, Regno Unito e Cina, ciascuno con circa 500 impianti. La distribuzione non sorprende, gli Stati Uniti sono la patria delle maggiori aziende digitali: Google, Microsoft, Meta (Facebook, Istagram, Whatsapp), Amazon, ecc.

I data center hyperscale rappresentano una categoria specifica di strutture progettate per supportare applicazioni su larga scala, come il cloud computing e l'intelligenza artificiale. Questi centri offrono capacità di rete e potenza elevate, essenziali per le operazioni di grandi aziende tecnologiche come Amazon, Microsoft e Google. Sono strutture di dimensioni eccezionali, progettate per gestire enormi volumi di dati e carichi di lavoro. Un data center per essere considerato hyperscale deve superare almeno 5.000 server e circa 10.000 metri quadrati di spazio fisico.  Attualmente, il più grande data center hyperscale al mondo è in Mongolia di proprietà cinese e copre una superficie totale di circa 994.000 metri quadrati (più o meno la superficie di una cittadina di 5000 abitanti).

La crescente domanda di servizi digitali e l'espansione dell'intelligenza artificiale stanno alimentando un aumento significativo nella costruzione di data center a livello globale. Tuttavia, questa espansione comporta anche sfide ambientali, in particolare riguardo al consumo energetico e all'uso dell'acqua per il raffreddamento delle strutture.

Per mitigare l'impatto ambientale, le aziende stanno investendo in soluzioni più sostenibili, come l'adozione di tecnologie di raffreddamento più efficienti e l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. Ad esempio, alcune stanno esplorando l'uso di sistemi di raffreddamento ad aria in climi più freddi o l'implementazione di tecnologie di intelligenza artificiale per ottimizzare l'efficienza energetica.


lunedì 24 marzo 2025

AI Foglio, il primo quotidiano al mondo scritto da intelligenza artificiale

Dal 19 marzo è in edicola "Foglio AI", il primo quotidiano interamente realizzato con l’intelligenza artificiale. Si tratta di un esperimento giornalistico unico al mondo, che durerà un mese e vedrà la redazione del Foglio lavorare in modo completamente nuovo.

Per la prima volta, l’AI non sarà solo un supporto, ma la vera protagonista: scriverà gli articoli, sceglierà i titoli, creerà i sommari e perfino le battute ironiche. Niente giornalisti umani a redigere i pezzi, niente redazione tradizionale: solo un sistema avanzato che raccoglie informazioni, le analizza e le trasforma in articoli in tempo reale. I giornalisti si limiteranno a porre le domande e a osservare il risultato. L’obiettivo? Capire se e come l’intelligenza artificiale possa trasformare il giornalismo da un concetto teorico a una realtà concreta.

Come funziona? L’AI raccoglie notizie da fonti diverse, come siti web, comunicati stampa e social media. Poi le organizza, elimina le informazioni inutili e scrive gli articoli cercando di essere chiara e imparziale. Il tutto in pochi secondi, molto più velocemente di qualsiasi giornalista umano. "Foglio AI" sarà un quotidiano vero e proprio, con quattro pagine, ventidue articoli, tre editoriali, pubblicato ogni giorno dal martedì al venerdì.

Questa innovazione solleva molte domande. Da un lato, potrebbe essere un grande vantaggio: le notizie sarebbero sempre aggiornate, disponibili 24 ore su 24, senza ritardi. Inoltre, l’AI potrebbe evitare errori dovuti a stanchezza o emozioni. Dall’altro lato, però, c’è un problema fondamentale: chi verifica che le informazioni siano vere? Senza il controllo umano, il rischio di errori o fake news potrebbe aumentare. Inoltre, un giornale senza giornalisti porta a un’altra questione: il giornalismo, fatto di inchieste, emozioni e opinioni, può davvero essere sostituito da una macchina?

Alcuni credono che questo sia solo un esperimento destinato a fallire, perché la creatività e il pensiero critico umano non possono essere replicati da un’intelligenza artificiale. Altri, invece, pensano che questa sia la direzione del futuro e che sempre più giornali adotteranno tecnologie simili, magari affiancandole ai giornalisti per migliorare il loro lavoro.

Alla fine del mese, la redazione analizzerà i risultati: cosa ha funzionato? Cosa no? E, soprattutto, come ha cambiato il modo di lavorare dei giornalisti? L’esperimento del Foglio AI promette di essere un momento di svolta per il giornalismo. Lo slogan scelto per il progetto è chiaro: "Un altro Foglio fatto con intelligenza". Un'idea che farà discutere.

lunedì 17 marzo 2025

Manchester progetta il nuovo stadio da calcio, ma i tifosi non sono così convinti

Il Manchester United sta progettando un nuovo stadio da 100.000 posti che sostituirà l'attuale Old Trafford, con un investimento previsto di circa 2 miliardi di sterline. Il progetto, voluto da Jim Ratcliffe, proprietario del club, è descritto come ambizioso e generazionale, con l’obiettivo di creare il più grande stadio di calcio del mondo, ribattezzato "Wembley of the North". Questo nuovo impianto sorgerà accanto al vecchio stadio, che verrà demolito, e dovrebbe essere pronto entro il 2030.

L’iniziativa mira anche a stimolare l’economia di Manchester, creando 92.000 posti di lavoro e 17.000 nuove abitazioni. Il sindaco di Manchester ha sottolineato che l’impatto della riqualificazione potrebbe superare quello delle Olimpiadi di Londra del 2012. Il nuovo stadio rappresenterà un punto di riferimento per l'area e per il calcio mondiale, con l'intenzione di mantenere la tradizione storica del club.

Tuttavia, le prime immagini del progetto, firmato dallo studio Foster + Partners, non sono stati accolti positivamente dai tifosi. Questi hanno criticato l'aspetto del nuovo stadio, definendolo "un tendone da circo" ritenendolo privo di anima e lontano dalle radici operaie del club. L'architettura proposta, con le sue tre punte che dovrebbero simboleggiare il forcone del diavolo, è stata vista come una scelta che non rispecchia l’identità storica del Manchester United.

GUARDA IL VIDEO DEL PROGETTO


lunedì 10 marzo 2025

Impatto ambientale delle batterie al litio

Le batterie al litio sono fondamentali per la tecnologia moderna, alimentando smartphone, computer, veicoli elettrici e sistemi di energia rinnovabile. Grazie alla loro elevata densità energetica e alla capacità di ricarica, hanno rivoluzionato il settore dell’energia portatile e sono diventate centrali nella transizione ecologica. Tuttavia, il loro impatto ambientale solleva interrogativi.

L’estrazione del litio avviene principalmente nel cosiddetto “Triangolo del Litio”, tra Argentina, Bolivia e Cile, dove enormi distese saline nascondono preziosi depositi di questo metallo. Il metodo più comune prevede l’evaporazione di enormi quantità d’acqua contenente il litio e contribuisce alla desertificazione e alla contaminazione delle risorse idriche locali con sostanze tossiche come acido solforico e idrossido di sodio. Le comunità  locali e l’ecosistema ne risentono, con la riduzione delle falde acquifere e l’aumento della mortalità di alcune specie.

Nonostante ciò, le batterie al litio restano una componente chiave per ridurre l’uso di combustibili fossili, specialmente nel settore dei trasporti. Gli esperti ritengono che, considerando le emissioni complessive dei veicoli, il passaggio alle auto elettriche giustifichi l’impatto ambientale della produzione di batterie.

Sul fronte della sicurezza, le batterie al litio sono generalmente affidabili, ma in rari casi possono incendiarsi a causa di difetti o danni meccanici. Tuttavia non dimentichiamo che sono infinitamente più sicure di un serbatoio di benzina, liquido altamente infiammabile.

Il futuro delle batterie al litio dipende dall’innovazione: migliorare il riciclo, sviluppare metodi di estrazione meno impattanti e trovare alternative sostenibili sarà essenziale per bilanciare progresso tecnologico e tutela ambientale.


lunedì 3 marzo 2025

Balto, eroe dell’Alaska

Molti di voi avranno di sicuro visto il film di animazione Balto. Non è una storia inventata ma racconta un avvenimento veramente successo. Nel gennaio del 1925, la cittadina di Nome, in Alaska, fu colpita da un'epidemia di difterite, una malattia infettiva molto pericolosa che portava ancge alla morte, soprattutto i bambini. L’unico rimedio era un siero ma Nome aveva esaurito le scorte e l’unico posto in cui trovarne era Anchorage, a più di 1700 chilometri di distanza.

Il problema più grande era il trasporto. Il mare era ghiacciato e le navi non potevano navigare. Gli aerei dell’epoca erano ancora troppo inaffidabili, e il maltempo rendeva impossibile il volo. L’unica ferrovia arrivava solo fino a Nenana, un villaggio che distava ancora 1085 chilometri da Nome. Sembrava non esserci nessuna possibilità di far arrivare il siero in tempo per salvare gli abitanti della città.

L’unica soluzione rimasta era rischiosa e mai tentata prima su una distanza simile: una staffetta di slitte trainate da cani. Venti musher, i guidatori di slitte, e circa 150 cani si organizzarono per trasportare il prezioso carico tra il gelo e le tempeste di neve. Le condizioni erano proibitive, con temperature che scendevano fino a -50°C, venti così forti da far perdere l’orientamento e percorsi pericolosi tra laghi ghiacciati e montagne. Nonostante tutto, i coraggiosi musher e i loro cani si lanciarono nell’impresa.

Leonhard Seppala era considerato il miglior musher dell’Alaska. Per accelerare la corsa, decise di prendere una scorciatoia attraverso un tratto più corto ma molto più pericoloso, riuscendo così a risparmiare tempo prezioso. L’ultimo tratto della staffetta fu affidato a Gunnar Kaasen, che con il suo cane guida Balto affrontò l’ultima parte del viaggio, lunga 85 chilometri, fino all’arrivo a Nome. Quando la slitta entrò in città il 2 febbraio 1925, gli abitanti si radunarono attorno ai musher e ai loro cani, accolti come eroi. Il siero era arrivato in tempo e l’epidemia fu fermata prima che potesse causare ancora più vittime. Normalmente, per coprire quella distanza sarebbero stati necessari almeno venti giorni, ma grazie al coraggio di uomini e animali il siero arrivò in 5 giorni, salvando centinaia di vite. 

Dopo l’impresa, Balto divenne il simbolo di quella straordinaria avventura. A New York gli venne dedicata una statua a Central Park e ancora oggi, questa impresa viene ricordata con gara di slitte che segue parte dello stesso percorso affrontato dai coraggiosi musher del 1925.